
Nulla è stato lasciato al caso. Né la gestione creativa dell'impero, né tantomeno quella finanziaria, né la spartizione dell'eredità agli affetti più cari. Giorgio Armani nel suo testamento ha disposto un dettagliato piano per il futuro della maison, con un colpo di scena: dopo aver sostenuto l'indipendenza come valore cardine per tutta la sua carriera, le sue ultime volontà sono state quelle di vendere una quota del marchio che ha costruito in cinquant'anni a un colosso del lusso e della moda (escludendo, quindi, i fondi d'investimento e finanziarie) o, in alternativa, la quotazione in Borsa, con la Fondazione al 30% del capitale.
Ieri sono, infatti, emersi i dettagli dei due testamenti dello stilista, da poco scomparso. Il primo, datato 14 marzo, fa riferimento alla Fondazione Giorgio Armani e quindi al gruppo Giorgio Armani spa, mentre il secondo, del 2 aprile, riguarda la divisione dei suoi beni personali. Re Giorgio ha previsto la cessione entro 18 mesi del 15% a Lvmh, EssilorLuxottica, l'Oreal (con questi due ultimi gruppi aveva stretto partnership di lungo corso) o a un'altra azienda di pari livello. Tutti onorati ma presi un po' di sorpresa dal conoscere le sue ultime volontà. «Siamo orgogliosi della stima che il signor Armani ha voluto riporre nel nostro gruppo e nel nostro management. Valuteremo con attenzione, insieme al board, questa prospettiva evolutiva che merita un'attenta riflessione, alla luce dei profondi rapporti che già legano i due gruppi», ha detto un portavoce di Essilux.
«Se in futuro dovessimo lavorare insieme, Lvmh avrebbe a cuore di rafforzare ulteriormente la sua presenza e la sua leadership a livello globale», ha detto Bernard Arnault, numero uno del colosso francese.
È quella che Armani chiama la prima tranche di vendita perché, su impulso della Fondazione e con l'accordo di Leo Dell'Orco (suo braccio destro, già responsabile del menswear, e compagno di vita), a decorrere dal terzo anno ed entro il quinto anno dalla data di apertura del testamento, viene chiesto agli eredi di «cedere al medesimo acquirente del primo 15% del capitale della società, un'ulteriore quota» per un minimo del 30% del capitale e un massimo del 54,9 per cento. Ma c'è anche un piano B. Se questa seconda vendita non dovesse andare in porto, lo stilista ha disposto come alternativa, «la quotazione su un mercato regolamentato italiano o di pari standing». Lo sbarco in Borsa arriverebbe, qualora ne facessero richiesta alla Fondazione, Dell'Orco e uno dei nipoti, Andrea Camerana e Silvana Armani, entro 3 anni dall'apertura del testamento, ma in ogni caso entro 5 anni o al massimo 8 anni. Armani ha pensato anche al dopo-Ipo: si dovrà attuare «un ordinato piano di valorizzazione» di una parte della partecipazione residua, detenuta dalla Fondazione, di modo che la partecipazione dell'ente non sia mai inferiore al 30,1 per cento. Alla Fondazione Armani (che aveva già lo 0,1%) adesso va, comunque, il diritto di piena proprietà sul 9,9% (pari al 30% dei diritti di voto) e il diritto di nuda proprietà sul restante 90% delle quote della maison. Il resto dei diritti di voto, infatti, è diviso tra Dell'Orco e i nipoti Silvana e Andrea. Sul totale della società, quindi, Dell'Orco avrà il diritto di usufrutto sul 30% delle quote e il 40% dei diritti di voto. Lo stilista ha indicato anche i nomi delle persone che entreranno negli organi della Fondazione: il nipote Andrea e il notaio Elena Terrenghi a cui è stato lasciato in custodia il testamento.
Quanto alle partecipazioni,
la quota che Giorgio Armani deteneva in EssilorLuxottica, pari a circa il 2% per un controvalore di oltre 2,5 miliardi, va per il 40% a Dell'Orco, mentre il 60% ai familiari. A queste quote vanno tolte 100mila azioni che lo stilista ha invece donato all'amico Michele Morselli (amministratore delegato della società che gestisce il patrimonio immobiliare dello stilista), e 7.500 azioni ciascuno ad altri manager di fiducia Daniele Balestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli. Non solo. A Morselli sono stati attribuiti Btp con scadenza 2040 per un controvalore di oltre 2 milioni e altri Btp che scadranno al 2029 per un controvalore di 30 milioni. E' stata ancora stipulata una polizza verso la figlia di Morselli, Bianca, cui Re Giorgio era molto affezionato. Btp con scadenza 2030 del valore di 925mila euro sono stati attribuiti ad Angelo Bonsignore, dipendente Armani dell'ufficio Stile ed ex modello. Altri Btp per 500mila euro vanno a Elisa Di Ceglia, figlia di Nicoletta Giorgino, un'altra storica dipendente Armani, e per 480mila allo stilista britannico Black Graeme Leslie.
Infine, un pensiero per le generazioni future della famiglia. Lo stilista ha destinato un milione e mezzo ciascuna alle due pronipoti, Margherita e Maria Vittoria, facendo confluire le somme in un trust appositamente istituito per loro.