Per anni la spesa del Servizio sanitario nazionale è salita senza controlli. Tra il 2003 e il 2006, secondo la Ragioneria generale dello stato, la spesa sanitaria corrente è cresciuta del 5,8 per cento annuo rallentando tra il 2007 e il 2010 (2,8 per cento) per poi fermarsi tra il 2011 e il 2014. Non è vero che l'Italia investe tanto nella sanità pubblica: Germania, Francia e perfino gli Stati Uniti spendono di più. Il problema italiano sono gli sprechi delle regioni. E nel momento in cui da Roma si tagliano i fondi, gli enti locali non aggrediscono gli sperperi ma riducono le prestazioni o chiedono un maggiore contributo ai cittadini e ai pazienti.La povertà sanitaria si inserisce proprio in questa situazione: cala l'assistenza pubblica e cresce la necessità di provvedere con mezzi propri alle cure. Nel sistema non si realizza un risparmio, non viene compiuta una razionalizzazione della struttura sanitaria per renderla più sostenibile, ma una serie di oneri viene trasferita dai bilanci pubblici ai portafogli delle famiglie. Il Censis, nella ricerca intitolata «Oltre l'attuale welfare integrativo», stima che la spesa sanitaria a carico delle famiglie cresca del 2 per cento ogni anno.L'Agenzia italiana del farmaco, nel Rapporto Aifa-Osmed 2014, calcola in 20 miliardi di euro la spesa territoriale per medicinali, di cui 11,8 a carico delle regioni (con una spesa pro capite di 16,5 euro al mese) e 8,2 che pesa sui bilanci delle famiglie. Ormai i bilanci pubblici sostengono soltanto il 59 per cento della spesa farmaceutica. E questo è un andamento in netto calo negli ultimi anni. Nel 2008 la spesa totale era di 19,8 miliardi di euro, di cui 13 pubblici (66 per cento) e 6,7 privati. Nel 2014 la spesa complessiva è rimasta sostanzialmente immutata (20 miliardi) ma il contributo del Servizio sanitario nazionale è calato a 11,8 miliardi: la differenza non corrisponde a tagli o razionalizzazioni ma soltanto a un aggravio sulle famiglie.
Accanto a questo, come segnala il Rapporto dell'Osservatorio donazione farmaci, la spesa per automedicazione (cioè l'acquisto di medicinali interamente a carico dei privati) è salita del 9 per cento: segno di un fabbisogno crescente ignorato dalla sanità pubblica.SFil- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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