Una macchina del tempo che non si muove quasi più ma che ti guida nella Storia, una macchina da brividi più per chi l'ha posseduta che per l'impeccabile eleganza very vintage. La Mercedes 770K color blu notte che Hitler usava per le sue parate è una specie di carrarmato di 2mila e settecento chili che pur viaggiando a passo più d'oca che da uomo poteva toccare i 160 orari. Solo il telaio costava quasi 30mila marchi. Fu presentata al Salone di Parigi nel 1930 ed era il massimo della tecnologia. Non si muoveva mai da sola: erano tre o quattro le macchine che scortavano Hitler, nella prima stava lui, la seconda in genere trasportava bagagli, nella terza c'erano i medici pronti a intervenire per salvare la vita del Capo. Il Fuhrer adorava le Mercedes, in gioventù chiese un prestito ad un concessionario per comprare una 11/40. Non piaceva solo a lui: l'imperatore tedesco Guglielmo II ne andava pazzo, l'Imperatore del Giappone Hirohito ne comprò addirittura sette. Una il Fuhrer la regalò a Mussolini e una a Franco.
La 770K ha viaggiato quasi più dopo la morte del capo che durante: sopravvissuta alla fine della seconda guerra mondiale, alle bombe e alla distruzione, prese la strada dell'Austria per poi ritrovarsi all'Imperial Palace car Museum di Los Angeles, in un museo di auto da collezione, dove sembrava aver trovato il parcheggio finale, davanti agli occhi di tutti. Invece no, torna in Germania, acquistata da un magnate bavarese della birra, diventa scomoda alla sua morte perchè la moglie la rivende a un collezionista privato di Bielefel dove però non rimane, nemmeno lì. Sei anni fa un miliardario russo se l'è portata a casa, a Mosca, per otto milioni di euro, senza dire chi è. Contesa tra americani e russi, sembra quasi fatto apposta.
Un'auto che voleva trasmettere l'imponenza del potere, incutere persino soggezione, ma non trasmettere l'idea che l'auto fosse una discriminante. Disse Hitler: «Dobbiamo togliere all'automobile il carattere di privilegio e il valore di spartiacque che ha assunto tra le fasce sociali». Per questo volle a tutti i costi la costruzione di un'auto di tutti, che Ferdinand Porsche, padre delle auto di lusso realizzò per la neonata Wolskvagen. Il salone di Berlino del 1939 tenne così a battesimo la KdF-Wagen, quello che negli anni Sessanta diventerà il Maggiolino.
Cioè il simbolo del fate l'amore e non la guerra, della trasgressione e della fantasia al potere. Paradossale come l'auto del Fuhrer che arriva a Mosca, dove il Fuhrer non riuscì mai ad arrivare. Come dire: una risata vi seppellirà.1. continua
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