«Basta con le false privatizzazioni È ora di vendere Sea, Atm e A2a»

«Non vedo perché il Comune debba fare il gestore di aeroporti e del trasporto cittadino, di elettricità gas e raccolta rifiuti. Se il contribuente vuole diventare azionista, può comprarsi le azioni in borsa». Il professor Ugo Arrigo, docente di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca si prepara a illustrare il suo piano al convegno dell’Istituto Bruno Leoni. Al dibattito partecipano l’assessore Stefano Boeri, il capogruppo del Pdl, Carlo Masseroli, il segretario della Cgil, Onorio Rosati, l’editorialista Franco Debenedetti. Un luogo di confronto trasparente sulle privatizzazioni possibili. «Sea, A2a e Atm sono cedibili, con le dovute avvertenze» sintetizza il professor Arrigo, che è stato consulente su trasporto e utilities dei governi Berlusconi, Dini e Prodi, oltre che della prima giunta Albertini.
Non è soddisfatto della privatizzazione Sea?
«Sul privatizzare Sea così qualche perplessità la ho. Il massimo della privatizzazione che vediamo è Cassa depositi e prestiti o F2i, ibridi che sono più pubblici che privati. Gli inglesi hanno venduto il gestore dei sette principali aeroporti a una società spagnola. Poi l’Antitrust ha imposto anche alla società spagnola di vendere».
Come si traduce per gli aeroporti milanesi?
«Il proprietario di Linate non può essere proprietario di Malpensa e di Orio. Proprietà diverse permetterebbero concorrenza tra aeroporti. Non dimentichiamo che Linate funziona alla metà della sua capacità, perché fu obbligata da Bersani a passare da 32 a 18 movimenti l’ora. E Orio potrebbe diventare il terzo aeroporto italiano, superando anche Linate».
Ma perché privatizzare le società e non mantenerle in mano pubblica?
«Ci sono molti motivi. Il primo è che anche se avessimo imprese pubbliche terribilmente efficienti, come in Svezia, dovremmo privatizzarle perché non ce le possiamo permettere. E le nostre imprese pubbliche non sono così efficienti».
Vendere l’argenteria per far cassa?
«Quando sono molto indebitati, anche i nobili vendono l’argenteria di famiglia».
Che cosa è bene che resti pubblico?
«Non ci sono imprese pubbliche milanesi non privatizzabili, ma è bene che il pubblico mantenga le reti. Così, se il Comune privatizzasse Aem, come io auspico, sarebbe bene che mantenesse le reti, costruite con i soldi dei contribuenti».
Metro, trasporto pubblico, strade?
«Non arriverei a dire che bisogna privatizzare le gallerie e le reti metropolitane. Però perché mantenere il servizio in mano pubblica? I servizi di trasporto pubblico locale in Svezia sono assegnati tramite gara e le Ferrovie pubbliche svedesi partecipano alle gare come gli altri».
Lo ritiene un buon modello per Milano?
«Certamente sì. Loro con le gare hanno risparmiato un quinto o un quarto dei costi. Il Comune quando fa il gestore ha più in mente gli interessi particolari della specifica azienda che l’interesse dell’utente».
Atm va privatizzata o basta aprire alla concorrenza?
«Aprire alla concorrenza è una verifica d’efficienza. Se non si può privatizzare, almeno possiamo mettere in gara diversi gruppi di linee. La metropolitana è diversa dal trasporto di superficie milanese e da quello suburbano.

Invece si va nella direzione di grandi aziende regionali di trasporto locali, mastodonti burocratici fuori dalle logiche di mercato».
E l’acqua?
«È un settore delicato e il referendum ci vieta molte cose. Io non la toccherei».

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