La liturgia cattolica vive «una certa crisi» e
Benedetto XVI vuole dar vita a un nuovo movimento liturgico, che
riporti più sacralità e silenzio nella messa, e più attenzione alla
bellezza nel canto, nella musica e nell'arte sacra.Il cardinale
Antonio Cañizares Llovera, 65 anni, Prefetto della Congregazione del
culto divino, che quando era vescovo in Spagna veniva chiamato «il
piccolo Ratzinger», è l'uomo al quale il Papa ha affidato questo
compito. In questa intervista al Giornale , il «ministro » della liturgia di Benedetto XVI rivela e spiega programmi e progetti.
Da
cardinale, Joseph Ratzinger aveva lamentato una certa fretta nella
riforma liturgica postconciliare. Qual è il suo giudizio?
«La riforma liturgica è stata realizzata con molta fretta. C'erano
ottime intenzioni e il desiderio di applicare il Vaticano II. Ma c'è
stata precipitazione. Non si è dato tempo e spazio sufficiente per
accogliere e interiorizzare gli insegnamenti del Concilio, di colpo si
è cambiato il modo di celebrare. Ricordo bene la mentalità allora
diffusa: bisognava cambiare, creare qualcosa di nuovo. Quello che
avevamo ricevuto, la tradizione, era vista come un ostacolo. La
riforma è stata intesa come opera umana, molti pensavano che la Chiesa
fosse opera delle nostre mani, invece che di Dio. Il rinnovamento
liturgico è stato visto come una ricerca di laboratorio, frutto
dell'immaginazione e della creatività, la parola magica di allora».
Da cardinale Ratzinger aveva auspicato una «riforma della riforma»
liturgica, parole oggi impronunciabili persino in Vaticano. Appare
però evidente che Benedetto XVI la desideri. Può parlarcene?
«Non so se si possa, o se convenga, parlare di "riforma della
riforma". Quello che vedo assolutamente necessario e urgente,
secondo ciò che desidera il Papa, è dar vita a un nuovo, chiaro e
vigoroso movimento liturgico in tutta la Chiesa. Perché, comespiega
Benedetto XVI nel primo volume della sua Opera Omnia ,
nel rapporto con la liturgia si decide il destino della fede e della
Chiesa. Cristo è presente nella Chiesa attraverso i sacramenti. Dio è
il soggetto della liturgia, non noi. La liturgia non è un'azione
dell'uomo,ma è azione di Dio».
Il Papa più che con le decisioni calate dall'alto, parla con l'esempio: come leggere i cambiamenti da lui introdotti nelle celebrazioni papali?
«Innanzitutto non deve esserci alcun dubbio sulla bontà del
rinnovamento liturgico conciliare, che ha portato grandi benefici
nella vita della Chiesa, come la partecipazione più cosciente e
attiva dei fedeli e la presenza arricchita della Sacra Scrittura. Ma
oltre a questi e altri benefici, non sono mancate delle ombre, emerse
negli anni successivi al Vaticano II: la liturgia, questo è un fatto, è
stata "ferita" da deformazioni arbitrarie, provocate anche dalla
secolarizzazione che purtroppo colpisce pure all'interno della Chiesa.
Di conseguenza, in tante celebrazioni, non si pone più al centro
Dio,ma l'uomo e il suo protagonismo, la sua azione creativa, il
ruolo principale dato all'assemblea. Il rinnovamento conciliare è
stato inteso come una rottura e non come sviluppo organico della
tradizione. Dobbiamo ravvivare lo spirito della liturgia e per questo
sono significativi i gesti introdotti nelle liturgie del Papa:
l'orientamento dell'azione liturgica, la croce al centro dell'altare,
la comunione in ginocchio, il canto gregoriano, lo spazio per il
silenzio, la bellezza nell'arte sacra.È anche necessario e urgente
promuovere l'adorazione eucaristica: di fronte alla presenza reale
del Signore non si può che stare in adorazione ».
Quando
si parla di un recupero della dimensione del sacro c'è sempre chi
presenta tutto questo come un semplice ritorno al passato, frutto di nostalgia. Come risponde?
«La perdita del senso del sacro, del Mistero, di Dio, è una delle
perdite più gravi di conseguenze per un vero umanesimo. Chi pensa
che ravvivare, recuperare e rafforzare lo spirito della liturgia, e la
verità della celebrazione, sia un semplice ritorno a un passato
superato, ignora la verità delle cose. Porre la liturgia al centro
della vita della Chiesa non è affatto nostalgico, ma al contrario è la
garanzia di essere in cammino verso il futuro ».
Come giudica lo stato della liturgia cattolica nel mondo?
«Di fronte al rischio della routine, di fronte ad alcune confusioni,
alla povertà e alla banalità del canto e della musica sacra, si può
dire che vi sia una certa crisi.
Per
questo è urgente un nuovo movimento liturgico. Benedetto XVI
indicando l'esempio di san Francesco d'Assisi, molto devoto al
Santissimo Sacramento, ha spiegato che il vero riformatore è
qualcuno che obbedisce alla fede: non si muove in modo arbitrario e
non si arroga alcuna discrezionalità sul rito. Non è il padrone ma il
custode del tesoro istituito dal Signore e consegnato a noi. Il Papa
chiede dunque alla nostra Congregazione di promuovere un rinnovamento
conforme al Vaticano II, in sintonia con la tradizione liturgica della
Chiesa, senza dimenticare la norma conciliare che prescrive di non
introdurre innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata
utilità per la Chiesa, con l'avvertenza che le nuove forme, in ogni caso, devono scaturire organicamente da quelle già esistenti».
Che cosa intendete fare come Congregazione?
«Dobbiamo considerare il rinnovamento liturgico secondo l'ermeneutica
della continuità nella riforma indicata da Benedetto XVI per leggere
il Concilio.
E per far questo bisogna superare la tendenza a
"congelare" lo stato attuale della riforma postconciliare, in un modo
che non rende giustizia allo sviluppo organico della liturgia della
Chiesa. Stiamo tentando di portare avanti un grande impegno nella
formazione di sacerdoti, seminaristi, consacrati e fedeli laici, per
favorire la comprensione del vero significato delle celebrazioni
della Chiesa.
Ciò richiede un'adeguata e ampia istruzione,
vigilanza e fedeltà nei riti e un'autentica educazione per viverli
pienamente. Questo impegno sarà accompagnato dalla revisione e
dall'aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni ( prenotanda ).
Siamo anche coscienti che dare impulso a questo movimento non sarà
possibile senza un rinnovamento della pastorale dell'iniziazione
cristiana».
Una prospettiva che andrebbe applicata anche all'arte e alla musica...
«Il nuovo movimento liturgico dovrà far scoprire la bellezza della
liturgia. Perciò apriremo una nuova sezione della nostra Congregazione
dedicata ad "Arte e musica sacra" al servizio della liturgia. Ciò ci
porterà a offrire quanto prima criteri e orientamenti per l'arte, il
canto e la musica sacri. Come pure pensiamo di offrire prima possibile
criteri e orientamenti per la predicazione ».
Nelle chiese spariscono gli inginocchiatoi, la messa talvolta è
ancora uno spazio aperto alla creatività, si tagliano persino le parti
più sacre del canone: come invertire questa tendenza?
«La vigilanza della Chiesa è fondamentale e non deve essere
considerata come qualcosa di inquisitorio o repressivo, ma un servizio.
In ogni caso dobbiamo rendere tutti coscienti dell'esigenza, non
solo dei diritti dei fedeli, ma anche del "diritto di Dio"».
Esiste anche il rischio opposto, cioè quello di credere che la
sacralità della liturgia dipenda dalla ricchezza dei paramenti: una
posizione frutto di estetismo che sembra ignorare il cuore della
liturgia... «La bellezza è fondamentale,
ma è qualcosa di ben diverso da un'estetismo vuoto, formalista e
sterile, nel quale invece talvolta si cade. Esiste il rischio di
credere che la bellezza e la sacralità del liturgia dipendano dalla
ricchezza o dall'antichità dei paramenti. Ci vuole una buona
formazione e una buona catechesi basata sul Catechismo della Chiesa
cattolica, evitando anche il rischio opposto, quello della
banalizzazione, e agendo con decisione ed energia quando si ricorre a
usanze che hanno avuto il loro senso nel passato ma oggi non ce l'hanno o
non aiutano in alcun modo la verità della celebrazione».
Può dare qualche indicazione concreta su che cosa potrebbe cambiare nella liturgia?
«Più che pensare a cambiamenti, dobbiamo impegnarci nel ravvivare e promuovere un nuovo movimento liturgico, seguendo l'insegnamento di Benedetto XVI, e ravvivare il senso del sacro e del Mistero, mettendo Dio al centro di tutto. Dobbiamo dare impulso all'adorazione eucaristica, rinnovare e migliorare il canto liturgico, coltivare il silenzio, dare più spazio alla meditazione. Da questo scaturiranno i cambiamenti...».
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