La cultura di ogni società ha sviluppato la propria idea di sessualità che diventa una regola del comportamento collettivo. È evidente che se si va a conoscere anche solo approssimativamente le culture diverse dalla nostra, o la nostra ma in tempi lontani, per esempio nell’antico mondo greco-romano, ci vuole poco ad accorgersi che il modo di comprendere la sessualità è un fatto essenzialmente culturale. Questo significa che noi moderni e occidentali consideriamo l’eterosessualità un principio culturale, e su questa base abbiamo costruito tutta la struttura sociale con le sue istituzioni civili e religiose. Insomma, riteniamo che l’eterosessualità sia la forma più convenzionale di attrazione erotica, almeno per la nostra società occidentale. Convenzionale finché la scienza non ci ha messo il naso, scombinando i piani di riferimento.
Una ricerca scientifica della Northwestern university di Chicago mette i puntini sulle i della nostra visione del mondo: infatti, una cosa è dire che la società occidentale ha inteso il proprio sviluppo secondo un’idea culturale eterosessuale, altra cosa è una tesi scientifica che, fino a prova contraria, sostiene che la bisessualità appartiene all’uomo in modo assolutamente naturale. Dunque, la diversità, la trasgressività non sono nell’uomo o nella donna bisex, ma nella tradizionale relazione eterosessuale. È inutile girare intorno al problema sollevato dalla ricerca scientifica: la bisessualità è naturale, l’eterosessualità no. Mentre le tesi sociologiche, filosofiche possono essere discusse, accolte o rifiutate dalla comunità, i risultati di una ricerca scientifica sono indiscutibili fino a prova contraria. Non si può fare, per esempio, un dibattito in tv chiedendo agli opinionisti a favore della teoria della relatività di sedersi a destra e ai contrari a sinistra: un dibattito così lo possiamo fare sulle pensioni delle donne, ma non sulla teoria della relatività, che è proprio così com’è scritta, che neppure i sindacati possono metterla in discussione, e che, piuttosto, deve essere compresa per capire come gira il mondo.
Insomma, di fronte a una ricerca scientifica si deve avere l’umiltà di fare un passo indietro per adeguarsi ad essa. Si ricorderà che il cardinale Bellarmino non intendeva fare quel passo indietro neppure avendo davanti il cannocchiale di Galilei: anzi, voleva arrestare lo scienziato, perché pretendeva che il mondo girasse come piaceva a lui e non come spiegava la nuova scienza galileiana.Il problema è che non sempre viene fatto quel passo indietro, perché il passo in avanti può comportare un cambiamento radicale della cultura che organizza la società, con conseguenze non controllabili. È evidente quali conseguenze sul piano del diritto, dell’educazione comporti l’integrale accoglimento sociale della teoria scientifica sulla naturalità della bisessualità. Per esempio, la famiglia. Essa si basa sull’eterosessualità che garantisce lo sviluppo della specie all’interno di una struttura educativa la quale è a fondamento della società. Il ruolo del padre, della madre si definiscono nel contesto dell’eterosessualità familiare. Ora, cosa comporta una teoria scientifica che dimostra come questa struttura non abbia nessun fondamento naturale? Facciamo finta di niente e ci diciamo che la famiglia è una pura e semplice convenzione? Non abbiamo, tra l’altro, già messo in discussione le sue basi, creando famiglie aperte, per cui non ci scandalizziamo se un padre finisce per essere zio di suo figlio e la madre sorella della nipote? Comunque sia, la famiglia allargata la accettiamo (c’è chi l’accetta) come un fatto culturale, ma la consideriamo ancora una trasgressione alla struttura tradizionale basata sulla naturalità dell’eterosessualità.
Un affascinante disastro, in cui le istituzioni devono ricomprendersi per adeguarsi alla realtà scientifica senza creare disordine sociale.
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