La Carinzia vuol mettere al bando le moschee

La paura delle moschee sta contagiando l’Europa. Dopo Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Grecia e le ultime proteste di Roma, è adesso il turno dell’Austria. Nel Paese la «questione dei minareti» è stata sollevata da Jörg Haider e, come succede ogni volta che apre bocca, le sue parole sono state riprese in patria e all’estero. Il leader dell’Alleanza per il Futuro dell’Austria e attuale governatore della Carinzia ha spiegato di non essere contrario ai luoghi di culto islamici, ma di non volerli nella regione da lui amministrata. «I musulmani hanno tutto il diritto di pregare - ha dichiarato -. Ma non tollero la costruzione di edifici che “sponsorizzino” il potere della religione islamica». Ai giornalisti Haider ha anche ribadito quello che da mesi va chiedendo: una normativa a livello nazionale che regolamenti la costruzione di moschee, con relativi minareti, e centri di cultura. Il suo ideale sarebbe che il Parlamento di Vienna mettesse al bando qualsiasi edificio di matrice islamica. Il motivo lo ha spiegato senza giri di parole: «Non vogliamo uno scontro tra culture e per questo non vogliamo istituzioni che siano estranee alla nostra di cultura, quella dell’Europa occidentale».
La sua posizione ha trovato il sostegno di Heinz-Christian Strach, astro nascente della formazione politica storica della destra austriaca, il Partito liberale. L’appoggio di Strach è un grande punto a favore di Haider: il poco più che trentenne medico viennese è cresciuto proprio sotto la stella dell’ex premier austriaco. L’alleanza si è poi interrotta nel 2005 quando Haider è stato espulso dal partito. Ora i due si ritrovano uniti nella stessa battaglia: fermare l’islamizzazione dell’Austria.
Le parole di Haider hanno scoperto un nervo molto sensibile: il Paese lamenta non soltanto il numero degli immigrati, ma teme l’imposizione di valori che con quelli austriaci non hanno niente a che vedere. Il governatore della Carinzia ha lanciato un appello affinché quando viene costruito un edificio di culto vengano considerate le «tradizioni culturali e religiose» del posto che lo ospita. Con undicimila musulmani su una popolazione di 400mila, la regione è una di quelle che ne ospita di meno. Eppure la paura è tanta.
Haider ha parlato di potere della religione islamica perché i residenti vedono nelle moschee, nei minareti e nei centri di cultura con le scritte in arabo, il dilagarsi della supremazia dell’islam rispetto alla religione cattolica, e con esso anche dei suoi valori. E sono proprio questi a spaventare. Adesso ancora di più dopo l’elezione in Turchia dell’islamico Abdullah Gül a presidente della Repubblica: l’Austria, dopo la Germania, è il Paese che ospita la maggiore comunità turca in Europa e Vienna teme l’arrivo dal Bosforo di un non gradito vento islamista.
Ma le proposte di Haider non si sono fermate ai soli edifici: ha chiesto un provvedimento per obbligare i gruppi religiosi a svolgere servizi alla comunità e pronunciare sermoni in lingua tedesca.

Dall’altra parte gli ha fatto eco Strach, che ha sollecitato misure contro le manifestazioni estremistiche dell’islam, incluso il divieto di portare il velo a scuola, nelle università e in luoghi pubblici, oltre che l’espulsione per direttissima dal Paese dei religiosi estremisti.

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