Caro paisà Dean Martin bad boy pantofolaio e donnaiolo generoso

Tra film e canzoni, mogli e amanti, whiskey e mafiosi, la vita brillante di un uomo leale

Caro paisà Dean Martin bad boy pantofolaio e donnaiolo generoso

E adesso «zi' Dean», il figlio di Gaetano «lu barbiere» che nei primi anni Venti lasciò il placido Abruzzo per farsi largo in America, rivive al Teatro Cinese di Los Angeles. Dove, dal 19 al 25 febbraio, avrà luogo l'omaggio per il centenario di Dean Martin, «il re del cool» al quale la XII edizione di «Los Angeles, Italia - Film, Fashion and Art Fest» dedica una serie di eventi, nella settimana precedente l'assegnazione degli Oscar. «Un'autentica leggenda dello spettacolo, per talento e fascino. Una delle più grandi stelle italo-americane di sempre, che raccolse i suoi primi successi interpretando classici brani napoletani», spiega Pascal Vicedomini, produttore del festival. Non a caso That's Amore, la canzone più nota dell'artista nato nell'Ohio, a Steubenville, il 7 giugno 1917 come Dino Paul Crocetti, sarà la colonna sonora della kermesse. Tra «vita bella» e «tarandella», che fa rima con «mozerella», nel tipico stile del crooner dalla voce di velluto, si sprigiona un sentore di altri tempi più ingenui, quando il sogno americano lambiva l'Adriatico.

Guardando quel mare domestico da Montesilvano, vicino a Pescara, il giovane Gaetano Crocetti, che con capelli e spazzola aveva un mestiere tra le mani, pensava al fratello Giuseppe, emigrato a New York: gli aveva inviato 25 dollari e un biglietto di terza classe per raggiungerlo nel Nuovo Mondo. La sua valigia di cartone si riempì subito dei pochi effetti personali: da poveri, una camicia basta. Una volta negli States, cominciò la transumanza da una città all'altra, sempre seguendo il filo rosso dei compaesani. A Steubenville, tranquilla cittadina dove Gaetano diventa Guy, vive Angela Barra, connazionale di origini campane, sposata nel 1914 e rapidamente madre di Dino e di Bill. In casa si parlava montesilvanese stretto e Dino, fino a cinque anni, non conosceva una parola d'inglese. Tra angustie e risparmi, l'infanzia durò poco e, con l'adolescenza, arrivarono i primi lavoretti, vari e precari: lustrascarpe, commesso in un supermarket, pugile dilettante con lo pseudonimo di Kid Crochet, pronto a esibirsi nelle stanze d'albergo; benzinaio, tassista e, infine, croupier ai tavoli del casinò.

Qui iniziano gli affarucci illegali di Dino, neanche sedicenne e già impelagato tra lotterie, giochi d'azzardo e traffico di whiskey per conto dei fratelli Rizzo: è l'epoca del proibizionismo e un ragazzo sveglio come lui sa come muoversi. La contiguità con il mondo dei night-club, tuttavia, gli porterà l'esordio come cantante: Dino Martini, cognome preso dal tenore Nino Martini, sfoggia una voce sensuale che ha un tocco di mistero. A ventitré anni lo nota Sammy Watkins, pronto a metterlo sotto contratto con la sua orchestra, a Cleveland. Intanto, altri cantanti di origine italiana, come Frank Sinatra, Mario Lanza, Perry Como e Vic Damone, emergono dal nulla per andare a riempire ogni casella del nascente intrattenimento di massa.

Oggi Dean Martin è perlopiù associato ai 16 film girati in coppia con Jerry Lewis, nel periodo 1948-1956, quando lo strano duo Dean a rappresentare romanticismo ed eleganza, Jerry strampalataggine e anarchia -, riempiva le sale cinematografiche. Ma inizialmente The King of Cool si era imposto come cantante della Mca e, negli anni '40, lo showman con la sigaretta in una mano e il bicchiere nell'altra viaggiava tra Las Vegas, Chicago, Boston e New York, guadagnando cinquantamila dollari a settimana per cantare Mambo Italiano e Arrivederci Roma. Le frequentazioni con i gangster non mancavano, come racconta Sandra Lansky, figlia del temuto boss ebreo Meyer Lansky e amante di Dean. «Non ho mai conosciuto un uomo virile come Dean Martin. Facevamo l'amore sei volte a notte e non voleva smettere», scrive nell'autobiografia, rivelando come l'atteggiamento da gran bevitore di lui fosse «a uso e consumo della stampa». «Quando stavamo insieme, si beveva Coca Cola», narra Sandra, coinvolta in una relazione torrida mentre la seconda moglie di Dean, Jeanne Biegger, sposata nel 1949, dava alla luce la figlia Gina.

Senza essere bellissimo, Dean Martin, l'unica star italoamericana ad avere tre stelle dedicate sulla «Walk of Fame», piaceva alle donne. L'eterno sorriso, l'aria sornionamente menefreghista, lo smoking cucito addosso come una seconda pelle, sembrava un gentleman disponibile a ogni baldoria. Ma era anche capace di lealtà nei confronti dell'universo femminile, come quando nel 1962 s'impuntò con la Fox perché Marilyn Monroe, al termine della sua carriera, ormai alcolizzata e preda dei sedativi, non venisse rimpiazzata da Lee Remick in Something's Got to Give, regia di George Cukor. Forse per la sua amicizia con Peter Lawford, paraninfo dei fratelli Kennedy, Joe Di Maggio non volle Dean al funerale di Marilyn... Sposato tre volte con Elizabeth Anne McDonald, nel 1941, con Jeanne Biegger e con Catherine Mae Hawn, nel 1973 Martin ha avuto otto figli. «Sono padre di otto figli. Intorno a me sentirete tre parole: Ciao, addio e sono incinta», scherzava.

Apparentemente semplice, l'uomo era in realtà introverso e complesso: non a caso amava il golf, sport solitario. Adorava i vecchi western e detestava le feste e gli ascensori, da autentico claustrofobo. Quando la moglie Jeanne diede un party, a suo parere troppo rumoroso, Dean chiamò la polizia per far interrompere quel chiasso. Eppure, da membro del «Rat Pack» («branco di ratti»), associazione tra milionari gaudenti di cui facevano parte Sinatra, Sammy Davis jr. e Peter Lawford, anche immortalata nel film Colpo grosso (1960), Dean faceva la vita da bad boy, tra i '50 e i '60, quando c'era da ribellarsi al conformismo dell'era Eisenhower. Periodo in cui inizia la carriera da solista, al cinema, dopo la brusca rottura con Jerry Lewis: da I giovani leoni a Un dollaro d'onore, fino ad Airport (1970), i successi non si contano. Né manca la tv, con The Dean Martin Show e altre fortunate apparizioni. Anche se il cinema gli diede enormi soddisfazioni, facendolo lavorare accanto ad Anita Ekberg, Kim Novak, Shirley McLaine, il vero successo lo ebbe in campo musicale. Lui, che aveva cantato le più belle canzoni di Natale, morirà in solitudine, di cancro ai polmoni, proprio il 25 dicembre 1995.

Come sua madre Angela, morta anche lei nel giorno di Natale del 1966.

Sulla tomba di Dean, al Westwood Memorial Park di Los Angeles, c'è scritto: «Everybody Loves Somebody Sometime», «Tutti amano qualcuno, un giorno o l'altro».

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