A Catania ogni vigile ha 125 capi 

Le promozioni scattano con l’anzianità. Risultato: ci sono solo graduati. E in strada non ci va nessuno. Il comandante: "Di pattuglia solo ufficiali e anziani". A Trapani tutti in ufficio

A Catania ogni vigile ha 125 capi 

A Trapani è bellissimo andarci per prendere un traghetto e raggiungere l’isola di Favignana, o per salire i tornanti che portano al brivido panoramico di Erice, o per vagare nei labirinti struggenti delle antichissime saline. Ma anche farci il vigile urbano è incantevole: in nessun altro luogo d'Italia e del mondo un agente municipale può trovare un habitat tanto confortevole. Secondo un rapporto Aci, pubblicato dal Sole 24 ore, il capoluogo della Sicilia più estrema e più abbagliante vanta un esercito comunale praticamente di soli generali.

L'organigramma: 70 ispettori capo, 9 commissari, un funzionario e un comandante. Per una città di 70mila abitanti, 81 vigili con ruolo dirigenziale. Sotto di loro, perché non si dica che Trapani non è unica al mondo, i vigili normali ammontano a 7. Come una squadra di calcio all'oratorio, prima che inventassero il calcetto. O come i nani di Biancaneve, allegoria che rende meglio la ferocia dei servizi di controllo cittadino.

Dieci generali per ogni soldato semplice. Wow, anche questa è eccellenza del made in Italy. Con termine molto garbato, gli analisti la chiamano piramide rovesciata. Ma è chiaro che a Trapani non hanno rovesciato solo la piramide gerarchica: c’è qualcosa di più penoso, è rovesciata la logica.

Mi rendo conto che forse si sbaglia nel dire che Trapani è un paradiso per farci il vigile: per i sette che lo fanno davvero, effettivamente, può essere infernale. Una divisa ogni diecimila abitanti: lavoraccio. Però non bisogna drammatizzare: anche per loro, prima o poi, arriverà il momento della gloria, con la promozione al prestigioso ruolo dirigenziale. Anch'essi, prima o poi, andranno a comandare l'esercito che non c'è.

«Il fatto è - spiega il comandante Francesco Guarano - che i Comuni non assumono, l'età media va verso i 55 anni, e con l'anzianità aumentano automaticamente i gradi...». È il meccanismo perverso che ad esempio porta Catania ad avere 4 vigili e quasi 500 ispettori, anche se lì risolvono il problema mandando per strada pure i graduati. La spiegazione, da sola, può mandare in terapia intensiva il ministro Brunetta. Ma la realtà resta questa: in attesa che l'Italia diventi un Paese dove si fa carriera con il merito e non con i compleanni, ci sono città in cui non si riesce a mandare il vigile all’incrocio neppure puntandogli un revolver alla nuca. Per strada vige la legge della giungla, negli uffici si accumula una calca di personaggi prestigiosissimi che svolgono mansioni importantissime. Nessuno comprende esattamente quali, ma così risulta ufficialmente.

Inutile dire che il corpo dei vigili graduati di Trapani si risentirà moltissimo per questo primato nazionale. Anche lì si parlerà di dati travisati, falsati, manipolati. Eppure la statistica della Fondazione Caracciolo per l'Aci certifica che il primato è solido e inattaccabile. In Italia, i Comuni mandano mediamente in strada il 75 per cento dei propri vigili: Trapani l'8,6 per cento. Uno a dirigere il traffico, a staccare multe, a sedare risse, dieci in ufficio a comandare. Se la portata del record non fosse ancora chiara, ecco il paragone con un'altra città delle stesse dimensioni: Asti. Qui, 11 ispettori capo e 58 agenti. Uno ordina e sei eseguono. Siamo prossimi alla normalità: la piramide è piramide, ha la punta verso l'alto e non c'è nulla di rovesciato.

Quale il senso di tutto questo? La Fondazione Caracciolo, studiando a fondo l'armata dei 60mila vigili italiani, parla per certi casi delle «politiche di occupazione locale». Ci sono città, cioè, che non sapendo dove collocare il cugino dell'assessore e l'amante del vicesindaco, o comunque qualcuno in cerca di posto, si risolve il problema arruolandolo nel corpo della vigilanza municipale.
I risultati sono noti: anche se i vigili urbani non vogliono sentirselo dire, tra tutte le forze dell’ordine restano di gran lunga le meno amate. Gli italiani amano i Carabinieri, la Polizia, la Guardia Forestale, forse amano un po' meno la Finanza, certamente adorano i Vigili del fuoco, ma non si trova in giro un cane che sbavi per il vigile urbano.

Noi diamo le multe, spiegano loro. Ma non è questo. È qualcosa di più triste. È la netta sensazione di non vederli mai dove servirebbero, quando servirebbero, salvo vederli sbucare nel modo più inflessibile e spietato al momento di scucire soldi con le loro odiose multe. Ci sarà un motivo se quando il carabiniere mostra la paletta a bordostrada, mediamente, un italiano pensa solo a un lodevole controllo, mentre se la estrae uno sceriffo municipale lo stesso italiano pensa a quanti soldi ha nel portafoglio, preparandosi rassegnato a patteggiare, a trattare la resa, a implorare clemenza.

Li vorremmo dalla nostra parte, li sentiamo ostili e perennemente incarogniti. Soprattutto, li sentiamo lontani. A Trapani s'è capito dove stanno.

Impossibile dire cosa davvero serva per recuperare il rapporto: forse, basterebbe che si materializzassero in modo umano nei quartieri, abbandonando i loro rifugi burocratici, evitando di comunicare solo come entità inafferrabili e paranormali, attraverso moduli sul parabrezza. Nell’attesa che questo avvenga, ai vigili resta un solo motivo di consolazione. In Italia c'è almeno una categoria più odiata della loro: gli ausiliari della sosta.

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