MilanoÈ finita con Daniela Santanchè accasciata vicino a unauto lultima preghiera del Ramadan milanese. È finita con la leader del Movimento per lItalia che è stata minacciata, insultata e colpita al costato da un militante musulmano. Al mattino si respirava già un clima elettrico al teatro Ciak di via Procaccini, sede scelta del centro islamico di viale Jenner per lultima preghiera del mese sacro. Alle 8 alcune decine di fedeli già intonavano rivolti alla Mecca le orazioni per la festa di interruzione del digiuno. Mezzora dopo, con il cortile occupato da 3mila persone, un manipolo di «ultrà» del centro islamico la stessa invocazione («Allah hu akbar») la scagliava come una minaccia contro la ex parlamentare impegnata a manifestare contro il burqa e per la libertà delle donne. «Noi non siamo qui per protestare, non abbiamo niente contro la vostra preghiera - ha chiarito la Santanchè appena arrivata - vogliamo assistere le forze dellordine incoraggiandole ad applicare la legge e a identificare le donne col burqa». Un invito che lex leader della Destra, assieme ad altre tre donne e a unaltra decina di militanti ha reiterato allarrivo di ogni donna coperta dal velo integrale dalla testa ai piedi, o dalla sua versione ridotta, il niqab. Un invito lasciato cadere dagli agenti di polizia: «Ci sono giustificati motivi» per derogare - la spiegazione opposta dal dirigente di pubblica sicurezza di fronte al testo di legge (la 152 del 75) che vieta luso di caschi e di ogni altro mezzo che renda difficoltoso il riconoscimento delle persone. Un testo che la Santanchè ha volantinato ai poliziotti, ai capi della moschea e ad alcune musulmane nel corso di un incontro riservato nel tendone.
È alle 9 che la situazione è degenerata. Arriva unauto, scende unaltra donna integralmente velata. I militanti del Movimento sono fermi dallaltro lato della strada, dietro uno striscione dedicato alle due ragazze uccise dai padri perché «colpevoli» di voler vivere «alloccidentale» («Prima Hina, adesso Sanaa, chi sarà la prossima se non facciamo rispettare la legge?»). La Santanchè si avvicina. Una decina di musulmani reagisce. Qualcuno fa parte del «servizio dordine» improvvisato dal centro, altri accorrono dal cortile. Altri ancora inveiscono dalla cancellata. Un attivista islamico afferra un cartello stradale e lo agita a mo di clava, prima che glielo strappino di mano. Partono spintoni, insulti e minacce: «Domani muori». Un colpo va a segno, lo conferma un ispettore-capo della polizia. Un agente esperto: «Se non ci fossi stato io a proteggerla sarebbero stati di più - ammette -. Farò rapporto, è doppiamente giustificato. Qui è stato commesso un reato». Il Pronto soccorso del Fatebenefratelli riscontrerà alla Santanchè una contusione allemitorace sinistro e una contrattura con prognosi di 20 giorni. Prima di andare allospedale lei incontra un gruppetto di donne velate: «Sono succubi dei clan - il suo appello -, dobbiamo liberarle, non possono neanche piangere le figlie», dice riferendosi al caso della ragazza marocchina uccisa dal padre.
Il direttore della moschea Abdel Shaari nega laggressione, e intende denunciare lex parlamentare per «turbativa di funzione religiosa e violenza privata». Di «deplorevole provocazione» parla lUnione delle comunità islamiche italiane, mentre a Daniela Santanchè arriva la solidarietà dei ministri Franco Frattini, Ignazio La Russa, Mariastella Gelmini e Andrea Ronchi. Le parlamentari del Pdl chiedono un esame immediato della proposta di legge sul divieto di indossare il burqa, proposto dalla collega Souad Sbai dellassociazione delle donne marocchine in Italia.
Intanto al Ciak limam di viale Jenner mette in moto la sua station wagon. È Abu Imad, condannato in appello per associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo. Accanto ha una donna col burqa nero. Non si vedono neanche le fessure per gli occhi.
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