Cene, favori e biglietti aerei. Ma Incalza scagiona Lupi

Nuovi dettagli nel fascicolo dei pm sulle presunte agevolazioni al ministro e alla moglie Il manager: grandi opere? Non voleva farle fallire. Costa, Vignali e l'emendamento saltato

Cene, favori e biglietti aerei. Ma Incalza scagiona Lupi

Affari, regali, favori, cene di finanziamento, voti, voli, convention. Nelle carte dell'inchiesta fiorentina «Sistema» il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi è citato ad alta frequenza. Dopo il Rolex al figlio e gli abiti a Lupi senior e junior e al suo entourage da Stefano Perotti e Francesco Cavallo, saltano fuori dalla richiesta d'arresto dei pm toscani altri presunti interventi a favore del ministro. Non indagato, ma sovraesposto negli atti fiorentini.

I voti per Lupi di monsignor Gioia

C'è per esempio l'ex delegato pontificio per la Basilica del Santo a Padova, monsignor Gioia, che contatta Perotti e Cavallo per aiutare Lupi per le Europee a maggio 2014. Le chiacchierate intercettate per i pm «attengono alle iniziative che lo stesso Gioia intende assumere al fine di reperire “voti” per le “europee”, in favore di Lupi Maurizio». Il 2 maggio 2014 il prelato dice a Cavallo: «Mi dovete far sapere chi porta il capo per le europee (...) perché io non so nulla ancora... no ma è urgente che ce lo diciate (...) anche perché se devo poi avviarmi per alcuni istituti religiosi del mio entourage no? (...) per segnalare».

La convention Ncd e La Cascina

A gennaio 2014, annotano i pm, Lupi «organizza un incontro politico in Bari (la convention Ncd), avvalendosi, a tal fine, di Menolascina Salvatore». Quest'ultimo «si pone al centro del gruppo societario “La Cascina”», coop vicina a Cl, nonché tra i finanziatori privati «dichiarati» da Lupi (come anche, con 10mila euro, la Spm di Perotti). «A margine dell'evento - proseguono le toghe - Menolascina organizza una cena ristretta col ministro Lupi; a questa cena dovrebbe partecipare anche il Cavallo e “tre quattro di noi”, dice Menolascina a Cavallo». L'incontro per i magistrati ha evidentemente «natura riservata, tanto che il Menolascina dice telefonicamente a Forlani Emmanuele (segreteria del Ministro Lupi) che si tratta di una cosa “super riservata”». Lupi il 10 gennaio viene intercettato con Menolascina mentre i due fissano un meeting pre-cena: «Tanto alle nostre cose so 10 minuti», «10 minuti prima ci vediamo... io te e coso».

Volo pagato alla moglie di Lupi

In occasione della convention di Bari, proseguono i pm, «Cavallo si attiva per procurare un biglietto aereo (tratta Milano-Bari) alla moglie del Ministro Lupi, Dalmiglio Emanuela (...) il prezzo di questo biglietto è di euro 447,03; la ricevuta del pagamento risulta intestata al Cavallo, cui viene trasmessa via mail dall'indirizzo di posta elettronica di Pietroletti Gabriella della coop. La Cascina (non è dato sapere se tale spesa sia stata rimborsata)».

La cena per finanziare il ministro

Definito dall'ex presidente Italferr Burchi «l'uomo di Lupi», Cavallo per i pm «risulta in effetti in stretti rapporti» con il ministro e con la sua segreteria. Dalle intercettazioni per le toghe toscane «emergono molteplici contatti ed incontri, anche conviviali, nonché l'organizzazione di una cena volta a reperire “fondi” nell'interesse del Ministro», oltre ai vestiti, l'orologio al figlio «e l'acquisto di regali natalizi in favore dello stesso ministro e del suo entourage». Cavallo, «almeno fino ad agosto 2014» abita a Roma, in Largo del Nazareno, in una casa che gli ha dato Salvatore Di Gangi, uomo di riferimento della Sipro, società di sicurezza che lavora per diversi ministeri. E «Menolascina e Di Gangi - scrivono i pm - risultano in personali e confidenziali rapporti» con Lupi.

«Gli ha parlato Enrico Costa»

Nelle carte spunta, citato da Incalza e dall'europarlamentare Vito Bonsignore, anche il viceministro alla Giustizia Enrico Costa. A gennaio del 2014 Incalza è preoccupato per la mancata ammissione di un emendamento «vitale per lo sviluppo dell'appalto e per la realizzazione dell'autostrada Orte-Mestre». «Abbiamo fatto ricorso... l'hanno fatto il ricorso tre onorevoli, Pagano, Minardo e Bernardo (di Ncd, ndr)», spiega Incalza, chiedendo a Bonsignore di intervenire, spiegando che sta anche «chiamando Lupi». Il ricorso, relatore Raffaello Vignali, deputato Ncd ed ex capo della Compagnia delle Opere, viene bocciato e Incalza s'arrabbia con Bonsignore, che replica «assicurando che Vignali è stato avvicinato dall'on. Enrico Costa: “Che devo fare? Lo richiamo? (...) gli ha parlato anche Enrico Costa però se mi dai un riferimento... o mi fai mandare il testo ... io chiamo Enrico e gli pianto casino (...) no vabbè ... Enrico è il presidente loro».

Perotti e Cavallo dal Papa

I pm raccontano un curioso episodio accaduto un anno fa, quando papa Francesco dedicò un'omelia al tema della corruzione: «È davvero singolare la personalità di Perotti e Cavallo che, seppur capaci di tessere fitte trame corruttive, la mattina del 27.3.14 alle ore 6.30 partecipano alla celebrazione eucaristica officiata in Vaticano da Papa Francesco, durante la quale il Santo Padre ha pronunciato, davanti a politici e imprenditori, un'omelia sulla corruzione che ha suscitato clamore».

Incalza difende se stesso e Lupi

Intanto ieri Incalza, interrogato dal gip di Firenze che lo ha fatto arrestare, ha difeso a spada tratta il suo operato «mai intascato un euro al di fuori delle mie prestazioni professionali» e ha scagionato Lupi. Il super manager ha detto che tutte le sue fatture sono frutto della libera professione esercitata quando non aveva una funzione pubblica. Quanto all'intercettazione in cui il ministro delle Infrastrutture minaccia di «far cadere il governo» se la Struttura tecnica di missione di Incalza fosse passata sotto il controllo della Presidenza del consiglio, spiega che l'interesse di Lupi «era solo politico e strategico. Se ci fosse stato il passaggio a Palazzo Chigi i lavori non si sarebbero potuti coordinare con un unico referente e questo avrebbe pregiudicato la realizzazione delle grandi opere». Niente domande del gip sul figlio di Lupi, ma in generale sulle segnalazioni fatte dal manager. «Se qualcuno mi chiedeva aiuto - ha risposto Incalza - cercavo di fargli ottenere stage o contratti a termine, non mi sembrava né illecito né scorretto». L'avvocato Titta Madia ha chiesto di concedere a Incalza gli arresti domiciliari. «Dopo 14 assoluzioni - dice - credo che questa sarà la quindicesima.

Non si è mai visto un caso di corruzione nel quale il corrotto emetta fatture e paghi l'Irpef». Intanto Italiana Costruzioni spa ribadisce la sua «totale estraneità» nelle indagini fiorentine, spiegando di essersi aggiudicata «nel pieno rispetto delle normative» la gara per il Padiglione italia di Expo 2015.

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