Un mese e mezzo per far entrare Italo Balbo nella storia e l'Italia nel ristretto circolo dei paesi più avanzati nel campo dell'industria aeronautica. Tanto durò infatti nel 1933 la doppia trasvolata, dall'Italia all'America e ritorno, dell'Atlantico della formazione dei 25 idrovolanti guidati dal gerarca fascista. Un'impresa che stupì il mondo, agli eroici aviatori vennero tributati onori trionfali nel Stati Uniti, dietro la quale c'era tutto un movimento di pionieri del volto. Industriali come Caproni che fornì velivoli competitivi a livello mondiale, e pionieri del volo. Tra le quali anche diverse donne, come la marchesa Carina Massone Negrone, nata giusto 100 anni fa, morta ottantenne, esattamente venti anni fa.
Nata a Bogliasco in provincia di Genova, il 20 giugno 1911, Caterina Massone divenne ben presto una delle eroine dell'aria insieme a Rosina Ferrario. Sposata con Ambrogio Negrone (da cui ebbe un figlio, Vittorio), fu infatti la prima donna italiana a conseguire nel 1933 il brevetto da pilota rilasciato dalla Reale Unione Nazionale Aeronautica. Praticante di numerosi sport (nuoto, sci, tennis, caccia e pesca sportiva), prediligeva il volo, a quel tempo destinato essenzialmente agli uomini, che bene interpretava le voglie di dinamismo suggerite dall'allora in voga futurismo e dal regime fascista. Filippo Tommaso Marinetti infatti esaltava i motori e la velocità e i quadri dei suoi discepoli erano pieni di aerei in picchiata e automobili rombanti. I gerarchi facevano la coda per farsi immortalare seduti davanti a un cloche, lo stesso Benito Mussolini volle prendere il brevetto di volo.
Una ventata che contagiò anche questa nobildonna che, conseguite le «ali» si cimentò in voli spericolati, macicando impresa su impresa. Il 5 maggio 1934 stabilì il suo primo record volando a 5.544 metri con un idrovolante Class C. Fu grazie a questo successo e con il supporto di Italo Balbo, di cui era amica, che decise di provare a migliorare il record di volo in altitudine detenuto dalla francese Maryse Hilsz (11.289 metri). Per affrontare l'impresa venne addestrata come un pilota militare all'aeroporto di Guidonia Montecelio. Il 20 giugno 1935 decollò da Montecelio su un biplano Caproni Ca.113 con motore Pegasus 1.110 portando con sé solo un giaccone riscaldato in maniera rudimentale e una bombola di ossigeno. In considerazione della rarefazione dell'aria e delle basse temperature in altura, fino a -35 gradi centigradi, i medici che seguirono la sua impresa prevedevano che non avrebbe superato gli 11mila. Carina Massone Negrone riuscì nonostante uno stato di stordimento (lei parlò di euforia) a portarsi fino a 39.402 piedi, pari a 12.043 metri, stabilendo grazie alla sua forza di volontà il nuovo record, superando di ben 754 metri il precedente primato. Record che, per quanto riguarda i velivoli a elica, rimane tuttora imbattuto.
L'aviatrice, cui è stata intitolata una piazzetta della sua città natale, conquistò altri sette primati mondiali: l'ultimo il 19 giugno 1954, volando da Ghedi, presso Brescia a Luxor, in Egitto. Un balzo di 2.987 chilometri compiuto in poco più di 13 ore e mezza, ad una media di circa 299 chilometri orari. Il precedente record era detenuto dal 1936 dal generale statunitense Andrews.
Nel 1951 fece parte di uno dei tre equipaggi italiani (su ottanta complessivi) che parteciparono al giro aereo d'Algeria, volando su 6.000 chilometri di deserto in coppia di Ada Marchelli a bordo di un Macchi MB308. Partecipò a diverse altre competizioni internazionali (prima italiana a compiere un giro d'Europa) e fu presidente dell'Aeroclub di Genova e fondò una scuola di pilotaggio che volle intitolare al suo mentore, l'aviatore Giorgio Parodi.
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