La Chiesa non perdona Welby: no ai funerali

Il Vicariato: «Si è messo in contrasto con la dottrina cattolica» La famiglia sceglie di celebrare una cerimonia laica

da Roma

Niente chiesa, nessuna cerimonia religiosa per Piergiorgio Welby: il Vicariato sospende i funerali per l’uomo che i radicali hanno aiutato a morire. «Con i suoi gesti e i suoi scritti - si legge in una nota - il dottor Welby si è messo in contrasto con la dottrina cattolica». Marco Pannella è furente: «Un atto di arroganza, spero che ci ripensino». Mina Welby, la moglie, è amareggiata: «La nostra è una famiglia cattolica. Io ho sempre pensato che l’eutanasia sia un crimine e un peccato, però quella di mio marito non è stata un’eutanasia. Peccato, perché i nostri rapporti con il mondo religioso sono sempre stati ottimi. Un prete del quartiere, don Pugliesi, è venuto per anni a trovare Piergiorgio. Parlavano, si scambiavano le idee sul tema della vita e della morte, si volevano bene. Ormai ha più di 90 anni, non esce più, e uno dei crucci di mio marito era di non poterlo rivedere».
Fuori dal recinto dunque, come un suicida. «C’è stata troppa esposizione mediatica», ha spiegato in mattinata a Mina Welby don Giovanni Nonne, il parroco di Don Bosco. «Se proprio volete, la funzione potrete, forse, celebrarla più avanti, tra molti giorni, magari in un contesto limitato ai soli familiari. Per ora lasciate perdere». Poi in serata, il comunicato ufficiale del Vaticano che ha chiuso completamente la porta. No, non lasceranno perdere: domani mattina Piergiorgio Welby verrà salutato con un funerale laico. Marco Pannella invita tutti a intervenire: «Sarà un grande sfoggio di religiosità pura, contro un atto così retrivo di chi idolatra gli uomini quando sono zigoti e non quando sono persone».
Il corpo di Welby verrà restituito alla famiglia questa mattina. La prima fase dell’autopsia, eseguita nell’istituto di diretto dal professor Paolo Albarello, è terminata. I medici legali Stefano Moriano e Paolo Pietropaolo hanno confermato la causa del decesso, arresto cardiocircolatorio. Inizia adesso la fase più delicata, quella delle indagini chimiche e tossicologiche, che dovranno stabilire la qualità e la dose di sedativo che è stata somministrata a Welby. Sapere la quantità è ovviamente decisivo dal punto di vista giudiziario: il malato è stato liberato dall’accanimento terapeutico o c’è stata una spinta in più? Sarà un esame lungo e complesso, che richiederà sessanta giorni.
Sul piano penale l’inchiesta è ferma. Dopo gli interrogatori in procura dell’altro giorno, c’è solo un fascicolo aperto con sopra scritto «atti relativi alla morte di Piergiorgio Welby». Commenta Marco Cappato, europarlamentare radicale e segretario dell’associazione Luca Coscioni: «Questo significa che, almeno per il momento, il pubblico ministero non ha rilevato notizie di reato. Non c’è ancora nessun indagato. Né noi, né i familiari, né il dottor Riccio. Abbiamo fatto tutto alla luce del sole, Piergiorgio ha ottenuto nella legalità quello che per 88 giorni ha cercato di ottenere. Ora rilanceremo la battaglia per la dignità della vita». Mario Riccio è l’anestesista di Cremona che mercoledì sera ha staccato l’impianto di ventilazione assistita che tratteneva il malato in vita. «Da parte mia - racconta - non c’è alcuna sicumera. Preciso che, prima di intervenire, abbiamo approfondito la questione con giuristi e filosofi e mi sono convinto di agire in un campo di legalità. Ora toccherà al magistrato decidere se questo è vero o no, ma io sono sereno e in attesa di capire gli eventi giudiziari. Aspetto gli eventi sperando che non ci siano conseguenze giudiziarie. Sarebbe la conferma che la nostra tesi è giusta».
Marco Pannella se la prende con «le cattive coscienze di chi non vuole affrontare tutte le sfumature del rapporto tra la vita e la morte».

E proprio questo, spiega, è il più prezioso «lascito personali», il testamento politico ereditato dall’incontro con Welby: «L’insegnamento principale di Piergiorgio? Semplice. Il colloquio con il trascendente è personale e diretto e non può mai essere delegato a qualsivoglia gerarchia».

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