da Milano
I commissari della Cirio chiedono a Sergio Cragnotti, ad altri 15 amministratori e sindaci e alla Deloitte & Touche risarcimenti per 329,5 milioni. La somma è richiesta in via principale al revisore; a Cragnotti 26,6 milioni. Tra i danni ricordati nellatto di 89 pagine, citato da Radiocor, quelli provocati dalle parcelle dei consulenti per oltre 2,1 milioni e quelli, per 11,2 milioni, collegati ai versamenti per la famiglia Cragnotti. Oltre a Cragnotti e alla Deloitte a cui era stato affidato lincarico di revisore dal 1998 al 2002, sono chiamati al risarcimento dei danni i figli dellex patron, Massimo e Andrea, il genero Filippo Fucile e altri ex amministratori in carica nel 2003 (come Giovanni Fontana e Roberto Colavolpe), e sindaci. «Quella avviata davanti al Tribunale civile di Roma - ha spiegato a Radiocor il commissario Luigi Farenga - è unazione di responsabilità. I tentativi di salvataggio del gruppo, come ad esempio il piano Livolsi, hanno ritardato la dichiarazione di insolvenza pregiudicando ulteriormente il passivo della Cirio». I 329,5 milioni richiesti, ha detto ancora Farenga, «sono soldi che una volta realizzati, andranno a beneficio di creditori ed obbligazionisti». In via principale è chiamata a risarcire il danno la nuova Deloitte & Touche in solido con la Dianthus, lex Deloitte che ormai è solo una scatola vuota. La richiesta di risarcimento è legata «alla sostanziale omissione dellattività di revisione eseguita da Dianthus che ha consentito agli amministratori in carica dal 98 al 2002 di porre in essere le operazioni di spoliazione e mala gestio». Tra i danni ci sono anche quelli provocati dalle parcelle doro destinate in pieno default alle società di consulenza per «improbabili piani di salvataggio».
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