Città più sicure: superpoteri ai sindaci

Maroni firma il decreto che attribuisce nuovi poteri ai Comuni: "Interverranno anche per risolvere i problemi di pubblica incolumità". La Moratti: "Ora contro l'illegalità non siamo più impotenti"

Città più sicure: superpoteri ai sindaci

Roma - Arrivano i superpoteri per i sindaci in materia di sicurezza e decoro urbano. È stato il titolare del Viminale, Roberto Maroni, a illustrare ieri in conferenza stampa questa rivoluzione per chi amministra i comuni, contenuta in quattro punti del pacchetto sicurezza. Una novità che assicura nuovi strumenti operativi per i primi cittadini e assegna funzioni più incisive anche alla polizia municipale. Ora, per affrontare i temi caldissimi delle nostre città, dalla prostituzione in strada all’occupazione abusiva di immobili, dall’abusivismo commerciale allo spaccio di stupefacenti, i sindaci potranno intervenire direttamente, nel limite «del territorio di competenza e delle leggi vigenti». Perché i provvedimenti diventino attuativi, andranno comunicati al prefetto, ma senza che il rappresentante del governo abbia un potere di veto sulle decisioni del primo cittadino. Nel caso di contrasto tra sindaco e prefetto, ha spiegato Maroni, questo «verrà definito nell’ambito del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza».

Insomma, secondo il ministro dell’Interno, con i nuovi poteri assegnati dal decreto firmato ieri, i sindaci diventano «protagonisti e non comprimari della sicurezza sul territorio». Ma i nuovi strumenti avranno anche bisogno di finanziamenti ad hoc. E così già a settembre sarà tempo di valutare in che modo i primi cittadini avranno espresso la loro «creatività» nelle ordinanze consentite dai nuovi poteri loro concessi. Per l’autunno, ha spiegato ancora Maroni, verrà siglata un’intesa con l’Anci (che ha espresso soddisfazione per il decreto) per stabilire, dopo un monitoraggio sui primi risultati, come utilizzare al meglio i 100 milioni di euro che verranno messi a disposizione delle amministrazioni comunali per il 2009. Un primo stanziamento che consentirà di assicurare copertura finanziaria alle iniziative avviate nel frattempo in tema di sicurezza urbana. Ma ecco in che modo, e in quali settori, i sindaci potranno ora utilizzare i nuovi poteri. Nello specifico, spetterà a loro decidere, visto che come ha spiegato il ministro «noi non siamo un prontuario di interventi sul campo», ma solo l’ampliamento dei «margini di operatività».

Stop a spaccio, prostituzione e accattonaggio
Grazie all’input di Maroni, ai sindaci sarà consentito di emanare ordinanze in materie che erano di competenza statale, relativamente a «incolumità pubblica» e «sicurezza urbana». Con la prima, recita il decreto del ministro dell’Interno, «si intende l’integrità fisica della popolazione», mentre la sicurezza urbana «è un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa del rispetto delle norme che regolano la vita civile». Su queste premesse, i sindaci possono dunque intervenire «per prevenire e contrastare le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili e i fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool». Come ha già fatto a Verona il sindaco Flavio Tosi, dunque, non sarà più necessario contrastare il fenomeno appoggiandosi a stratagemmi quali la multa ai clienti per divieto di fermata, ma si potranno emanare ordinanze mirate per sanzionare chi contratta prestazioni sessuali. Anche per i quartieri dove lo spaccio di droga è più diffuso sarà possibile pensare a provvedimenti «dissuasori», come per contrastare lo sfruttamento di bambini e di persone mutilate per chiedere l’elemosina nei centri storici delle città, o per riportare sotto controllo le zone della «movida», come per esempio Campo de’ Fiori a Roma, dove le libagioni notturne spesso sono sfociate in rissa. Qui Maroni auspica che si accendano le lampadine degli amministratori locali: «Mi aspetto ordinanze specifiche da parte dei sindaci, e anche idee creative per combattere la criminalità diffusa».

No alle «okkupazioni»
Tra i fenomeni che i sindaci possono grazie al decreto «prevenire e contrastare» ci sono «l’incuria, il degrado e l’occupazione abusiva di immobili», che oltre a essere potenziali concause per favorire spaccio e prostituzione, possono finire - nel caso delle «okkupazioni» - per provocare «danneggiamento al patrimonio pubblico o privato», o per «impedirne la fruibilità» o «determinare lo scadimento della qualità urbana». Insomma, il quadro di possibili interventi offerti ai primi cittadini è piuttosto ampio, consentendo in teoria di immaginare ordinanze mirate sia a «sgomberi» di edifici abbandonati al degrado e divenuti dormitori di fortuna che di occupazioni «organizzate» da parte di movimenti antagonisti o di lotta per la casa.

Lotta all’abusivismo
Anche per «chiudere» i bazar spontanei che nascono sui marciapiedi cittadini il decreto offre nuove armi ai sindaci. Assegnando loro il compito di intervenire in caso di situazioni «che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità o che alterano il decoro urbano», indicando appunto «in particolare quelle di abusivismo commerciale e di illecita occupazione di suolo pubblico». Insomma, si rafforzano i poteri di tutela del decoro urbano e si lascia ai singoli sindaci di decidere in che modo intervenire nel proprio territorio per combattere l’abusivismo commerciale. Anche per l’accattonaggio molesto il decreto invita i sindaci a intervenire. Valutando questo comportamento (come la prostituzione su strada) come «offensivo della pubblica decenza», o come grave ostacolo «al libero utilizzo degli spazi pubblici o alla fruizione cui sono destinati».

Supervigili per i supersindaci
Il primo strumento accessorio fornito agli amministratori per gestire i nuovi poteri è una polizia municipale più attrezzata.

I vigili, secondo il decreto, oltre a collaborare con polizia provinciale e di Stato per il controllo del territorio, avranno anche accesso alle banche dati del Viminale, e quindi agli schedari dei veicoli rubati, dei documenti di identità, dei permessi di soggiorno.

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