Quercianella (Livorno) - «Da un'idea di Giovanni Pasquini, sceneggiatura di Claudio Risi». Non sono i titoli di un film, ma di una rassegna, che avrà una dimensione comunitaria ormai rara altrove. Al «Pasquini», ristorante di Quercianella, si delinea infatti in queste ore il «Sorpasso Film Festival», che nel giugno 2009 rilancerà - fra l'altro - i film di Dino Risi.
Siamo alla curva di Calafuria: qui sbandava l'Aurelia Spider di Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e qui moriva Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant), nel finale del Sorpasso. Poiché settemila italiani muoiono ogni anno in incidenti stradali, è alla sicurezza che saranno dedicati i nuovi film del nuovo festival. Non stupitevi che sia la trovata di un ristoratore in una località balneare: la Mostra di Venezia non nacque nella terrazza e fra i tavoli dell'Hotel Excelsior?
Claudio Risi, lei...
«Io sarò giurato permanente, nutrito a caciucco da Pasquini in persona, che propose l'idea a mio padre».
Quando lui girava Il sorpasso, lei...
«... Io avevo tredici anni; il film era vietato ai quattordici».
E pochi andavano a vederlo, almeno nei primi giorni.
«La pubblicità era stata poca. Il produttore Mario Cecchi Gori però comprò tanti biglietti...».
Così...
«... Così il film restò nella sale fino al miracolo».
Qualcosa di lei nei personaggi dei film di suo padre?
«Credo proprio nello studente timido di Trintignant».
Che arrivò solo il secondo o terzo giorno di lavorazione.
«Infatti: è mio padre a fargli da controfigura quando appare in auto di spalla. Sono quelle le prime scene girate».
I mostri, invece incassarono subito.
«E ora questo film, restaurato dalla Cineteca nazionale per conto di Sky, sarà nella retrospettiva italiana della Mostra di Venezia. Andrò io a presentarlo il 31 agosto».
Quando tornerà dietro la macchina da presa?
«In primavera. Dirigerò Massimo Boldi, come in Matrimonio alle Bahamas...».
Incasso in Italia?
«Quasi dieci milioni».
Anche il prossimo sarà un film di viaggio?
«Sì. Il resto non è stato ancora definito».
Nemmeno la trama?
«Uniremo un'idea della produzione e una mia, sempre restando nel genere di grande evasione».
Come lo definirebbe?
«È quello che distrae il pubblico dai problemi».
E che ha i mezzi per lavorare come si deve.
«Sì. Tecnicamente questi sono film di serie A».
Qual è l'archetipo della «grande evasione da viaggio»?
«Il conte Max di Giorgio Bianchi, con Alberto Sordi nelle nevi di Cortina».
Nel filone quale regista preferisce?
«Neri Parenti è il piu bravo sulle gag visive».
Altre citazioni al merito?
«Aurelio De Laurentiis, produttore e distributore».
Perché?
«Studia questi film con grande anticipo e li realizza con pari mezzi, intuendo mode e tendenze».
I suoi modelli nel cinema italiano?
«Pietro Germi, Mario Monicelli, Steno, ancora sottovalutato».
I suoi modelli nel cinema americano?
«Stanley Kubrick, Robert Altman».
Sono modelli molto diversi.
«C'è un episodio che lo sintetizza».
Dica.
«Kubrick chiese ad Altman in quanti giorni avesse girato una scena dei Compari al tramonto. Altman rispose che era bastata un'ora: quella luce s'era presentata per caso e lui ne aveva approfittato!».
Come avrebbe fatto suo padre e come farebbe lei?
«Sì. Occorre approfittare delle circostanze. Non starei troppo a coltivare il dettaglio, come faceva Visconti».
Lei è stato aiuto regista con suo padre.
«Per dieci anni, da Profumo di donna fino a Dagobert».
E poi con...
«... Mario Monicelli per Vogliamo i colonnelli, con Carlo Di Palma per Teresa la ladra, con Ettore Scola per I nuovi mostri».
Un ricordo della collaborazione con suo padre?
«Il metodo di lavorazione del “titolo di giornale”».
Ovvero?
«Ogni scena andava sintetizzata nella sceneggiatura con un titolo di giornale perché si potesse ricordare quando si girava la seguente».
Torniamo alle questione incassi. A farne, in Italia, c'è anche il filone giovanile. Suo padre s'impose coi Poveri ma belli. E lei...
«... Coi Ragazzi della III C. Italia 1 arrivò ad avere in una solo puntata otto milioni di spettatori».
C'erano Sharon Gusberti, Fabrizio Bracconeri, Fabio Ferrari. Oggi di moda sono Scamarcio, Vaporidis, la Capotondi.
«Ma il filone giovanile è un fuoco di paglia. Gli interpreti diventano presto meno giovani e i comportamenti dei ragazzi son sempre quelli».
Lei è un osservatore, come lo era suo padre.
«Facevamo il gioco delle somiglianze. Così, negli ultimi tempi, mi interrogò sulla sua ombra».
Dunque?
«Capelli bianchi un po' lunghi, figura incurvita, la sua ombra pareva quella di Citto Maselli».
Maselli è un habitué della Mostra di Venezia. Suo padre...
«... Mio padre lo fu solo da giornalista di Momento sera, nel dopoguerra. I suoi film, invece, andarono al Festival di Cannes».
Due film italiani su due in concorso premiati a Cannes; addirittura quattro film italiani in concorso a Venezia da mercoledì.
«Non so se siano troppi: occorrerà vederli. Certo sono tanti rispetto ai film italiani che poi escono nelle sale».
C'è chi spera nella rinascita.
«Per ora è un momento tragico».
Il declino è ovunque.
«Ma la Francia sovvenziona e protegge la cultura e, in particolare, il cinema».
E l'Italia?
«Preferisce avere un popolo di televisionomani».
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