da Bologna
Centri sociali e case occupate: tutto da sgomberare allinsegna del ripristino della legalità. Sono i due fronti aperti dal sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, che seguono le polemiche interne al centrosinistra sulle ruspe mandate a distruggere le baracche dei romeni clandestini sullargine del fiume Reno, alla periferia ovest della città.
I centri sociali che rifiutano le soluzioni proposte dallamministrazione comunale «sanno che, restando lì contro la sopportazione del quartiere o di una parte delle persone, soprattutto anziane, che vivono nelle vicinanze, rischiano, come sarà, di essere assoggettati a processi di trasferimento», ha avvertito ieri lex numero uno della Cgil a margine della seduta del Consiglio comunale bolognese. Alcuni centri sociali, ha aggiunto Cofferati, «sono vicini a case abitate e, soprattutto nelle ore notturne, il rumore va spesso oltre ogni limite di sopportazione». Chi non accetterà le proposte del Comune, dunque, sarà sgomberato. Intanto, mentre ancora di azioni non se ne sono viste, proprio ieri il Comune ha stanziato 800mila euro per la nuova sede di uno di questi centri sociali, esplicitamente citato negli allegati della variazione di bilancio votata in Consiglio: si tratta del teatro Polivalente Occupato, il Tpo, politicamente molto schierato in quanto sede dei Disobbedienti bolognesi. Sul tema cè anche un ulteriore aspetto curioso: il primo firmatario della convenzione tra Comune e Tpo, allora stipulata dallamministrazione Guazzaloca per portare la struttura fuori dal centro storico, figura Antonio Amorosi, ora assessore nella giunta Cofferati per i Verdi, che tuttavia lo hanno espulso dal partito perché schierato con la crociata legalitaria del primo cittadino. Non per niente oggi è proprio Amorosi uno dei primi a sostenere la necessità di intervenire sui centri sociali, considerandoli realtà ormai superate.
Ma forse ancora prima dei centri sociali, da sgomberare ci saranno le case occupate: «È una cosa che bisogna fare - ha continuato il sindaco - perché cè un numero consistente di edifici pubblici occupati da persone che non hanno né bisogno né titolo. Sono case che ci servono perché ci sono famiglie in lista dattesa da tempo e le liste sono lunghe». In città, da quando Cofferati è stato eletto sindaco, il numero delle case pubbliche occupate, la maggior parte da collettivi organizzati costituiti soprattutto da studenti, è molto cresciuto rispetto alle medie degli anni passati, arrivando a oltre 50.
Entrambi i temi, centri sociali e case occupate, riproposti ieri con forza dal Cinese, saranno campi di battaglia interna al centrosinistra con Rifondazione comunista e i Verdi contrari e già propensi ad astenersi sul documento sulla legalità del sindaco che sarà votato lunedì prossimo. «Ho il consenso diffuso dei cittadini alla mia azione sulla legalità - ha concluso il sindaco rivolto agli alleati -, ma io continuo a lavorare per avere anche quello dei partiti».
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