Nel suo reparto tutto è colorato. Ci sono 1500 degenze annue e circa 3000 pazienti che stazionano per diverse patologie. Ci sono medici, infermieri e cinque..paramedici a quattro zampe. Sono tutti setter che ne hanno viste di cotte e di crude nella loro vita. Sono stati abbandonati dai padroni, buttati nei fossi, maltrattati ma poi recuperati con amore dai volontari dell'onlus Frida's Friends. E dopo la loro riabilitazione eccoli lì che gironzolano nelle stanze dell'ospedale pediatrico del Fatebenefratelli a consolare i loro piccoli amici con leccatine e carezze amorevoli.
Il professor Luca Bernardo è fiero dei suoi collaboratori pelosi. Con la loro presenza in corsia, i bambini stanno meglio, sopportano cure e prelievi senza angosce. Dopo undici anni di direzione, Bernardo, l'anno scorso ha deciso di nobilitare l'attività terapeutica dei cani dedicati alla pet-terapy. Così dal gennaio 2016 ha avviato uno studio scientifico. Circa 300 schede sono state consegnate ai genitori di neonati, bambini e adolescenti per testare un momento particolarmente traumatico per i piccoli pazienti, quello del prelievo del sangue. Un gruppo di loro è stato osservato nel momento del prelievo senza la presenza del cane.
L'altro gruppo era assistito da uno dei setter. Personale qualificato controllava in ogni paziente il battito, la frequenza cardiaca, la saturazione del sangue, la scala del dolore e dell'emozione (non scappare, non piangere, stare seduti, non avere paura, non ritirare il braccio durante il prelievo). Il risultato è sorprendente. Tra il 64 e il 70% dei pazienti assistiti dal cane, stata rilevata la riduzione o la scomparsa di tachicardia, l'assenza della difficoltà respiratoria, la scala del dolore si assestava verso lo zero e i piccoli pazienti si sedevano con tranquillità. «Questi magnifici cani - spiega Bernardo diventano quasi dei calmantisedativo naturali».
Il direttore ricorda le origini della sua scelta. «In passato i cani potevano entrare in ospedale solo quando il loro padrone era in stadio terminale. In realtà sono una risorsa da affiancare alla terapia. Ma non c'è solo la pet-teraphy. Chiunque ha un animale domestico, cane ma anche gatto, può portarlo in ospedale a far compagnia al piccolo paziente».
Così per esempio, Davide, in stato di coma vigile, ha aperto gli occhi quando ha sentito il contatto del cane e sul viso è apparsa un'espressione felice. Sara, per esempio, è ricoverata per depressione e incontrare la sua piccola Lilly le fa ritornare il sorriso.
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