COLUCCI Il magico clown che torna da Las Vegas

Il fuoriclasse dell’arte circense al Teatro Strehler in «Slava’s Snowshow» a fianco del mitico Polunin

COLUCCI Il magico clown che torna da Las Vegas

Sotto la maschera malinconica e comica, esagerata e silenziosa, cova il sacro fuoco della passione. E della gratitudine. Ecco perché Onofrio Colucci - fuoriclasse dell’arte circense e clownistica, stella di prima grandezza consacrata in America nel kolossal O, il celebre show permanente del Cirque du Soleil a Las Vegas - compie un ritorno in patria, dopo anni di stelle e strisce.
A muoverlo è l’esigenza di una missione “tutta italiana” e la decisione di pronunciare il suo grazie a Slava Polunin. «Il più grande clown del mondo», come viene definito l’interprete russo protagonista dello Slava’s Snowshow in cartellone al Teatro Strehler da oggi al 25 febbraio, ha voluto nuovamente accanto a sé il giovane pugliese di Martinafranca, ex allievo e collaboratore per diversi anni: un incontro a Las Vegas ha riacceso la scintilla, e per Onofrio Colucci - nel frattempo divenuto star incensata dai giudizi di spettatori celebri come Steven Spielberg, Liza Minnelli e Harrison Ford - la decisione ha richiesto un attimo.
«Molti anni fa - ha spiegato Colucci - Slava vide in me ciò che nemmeno io vedevo. Non posso che esprimere così la mia gratitudine per un artista che mi ha insegnato tantissimo, che mi ha permesso di assorbire la sua arte. A Slava non mi sono mai assuefatto; ogni volta che lo guardo resto sbalordito».
Due anni fa, per approdare alla corte del Cirque du Soleil, Colucci, per dirla con la psicanalisi, uccise il padre: «Ebbi questa possibilità col Cirque - spiega - e ritenni giusto tentare, per ampliare le mie conoscenze, e per misurarmi con uno show impressionante. Oggi il mio è un ritorno del figliol prodigo. Aver lavorato col Cirque, che ha rivoluzionato la percezione del circo nel mondo, è stata un’esperienza indispensabile: nello show O ebbi l’occasione di mettermi in mostra, i miei numeri in un certo senso interrompevano il fluire organico dello show, facevo un numero su una casa galleggiante, immersa fino al tetto. Una casa che si trasformava in barca e mi trasportava verso nuovi orizzonti».
Storie, quindi, e messaggi: perché di questi c’è sempre bisogno. «Molti clown, in Italia soprattutto, hanno tradito, diciamo pure degenerato, il ruolo: un clown non è solo vestiti assurdi e risate, un clown ha un messaggio importante da far conoscere alla gente. Per molti, il clown è diventato solo qualcosa di esteriore, e se sei solo qualcosa per far passare il tempo tra un numero equestre e un altro, il pubblico finisce per non crederti più. Perdi il contatto con lui».
Ecco il perché della “missione italiana”: «Torno per rimanere - spiega Colucci -, voglio rirpendere prestro il mio show Goon, e nel mio piccolo voglio rinverdire per il ruolo del clown i fasti che gli spettano». Per il momento, in Slava’s Snowshow, Onofrio Colucci sarà un “tutore”: «Sì, farò da tutore ai giovanissimi clown russi arruolati da Polunin per questo spettacolo - spiega -. La storia dello show ci porta sulla neve.

La neve è sempre un evento magico, che cambia la fisionomia alle città, nell’aspetto e nei suoni. Il freddo inverno, poi, ci spinge all’introspezione, a chiuderci in casa per ascoltare storie affascinanti. Con l’inverno si diventa più intimi».

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