Roma - La mattina del 12 aprile 2006, il professor Tommaso Gastaldi, docente di seconda fascia in Scienze statistiche all’università romana La Sapienza, era uscito di casa con passo particolarmente deciso. Dopo un caffè al bar, aveva imbucato due lettere assolutamente identiche nel contenuto, ma non negli indirizzi: una l’aveva inviata al proprio avvocato, l’altra a se stesso. Nella missiva, Gastaldi prevedeva fasi ed esiti di un futuro concorso (compreso, «con assoluta certezza», il nome del vincitore) a una cattedra di professore ordinario di statistica presso la facoltà di sociologia. Concorso di cui era stato appena pubblicato il bando, ma di cui mancavano ancora sia la nomina della Commissione giudicatrice (avvenuta poi il 29 luglio 2006) sia, per forza di cose, i nomi dei candidati.
Pur senza visceri di uccelli da «leggere» come gli antichi aruspici, né sfere di cristallo da mago Otelma in cui scrutare, nelle sue lettere il professor Gastaldi (anche lui intenzionato a partecipare a quel concorso, iniziato poi il 20 ottobre 2006) le aveva azzeccate tutte: dai requisiti curriculari che sarebbero stati chiesti al nome del vincitore. Anzi, della vincitrice: la professoressa Mary Fraire, «docente per affidamento interno» della stessa facoltà il cui preside, Luciano Benadusi, aveva bandito il concorso nominandone presidente l’amico e collega professor Alfredo Rizzi. Il quale Rizzi è coautore a firma congiunta, proprio con la Fraire, di quattro libri di testo in materia.
Per la cronaca, Gastaldi aveva fatto poi seguire la prima lettera da una seconda, il 21 giugno 2006, ai già citati indirizzi: il suo e quello del suo avvocato, nonché fratello, Davide Gastaldi del Foro di Roma. Rispetto alla prima missiva, nella seconda c’era in più soltanto un rafforzamento nei toni provocato da sgradevoli episodi avvenuti in ateneo (con circostanze ben documentate e riferibili da testimoni) e legati proprio allo svolgimento del concorso di là da venire: dalle scontate e abituali piogge di telefonate ed e-mail per indirizzare i voti su alcuni candidati alla Commissione, fino ai palesi suggerimenti verbali, alla luce del sole, nei corridoi dell’ateneo.
Entrambe le missive sono in luogo sicuro, sigillate e recanti leggibili affrancature postali. Su di esse, con richiesta di acquisizione delle stesse, si basa l’atto di denuncia con richiesta di sequestro di tutti gli originali dei documenti riguardanti il concorso, depositato dall’avvocato Davide Gastaldi alla Procura della Repubblica di Roma il 23 febbraio 2007 e affidato al pm Francesco Dall’Oglio. Denuncia che adombra sia sospetti di «gravi irregolarità legate a un’imminente Procedura di valutazione comparativa» (il concorso), sia di «manipolazione del procedimento di formazione della Commissione, volto al conseguimento di un risultato deciso a priori». Con il corollario, scrive sempre il legale, della «assegnazione della cattedra a una professoressa “assai debole” scientificamente», facendo così ritenere «che il risultato del concorso fosse di “pubblico dominio” nell’ambiente universitario già al momento stesso dell’emissione del bando».
L’avvocato, che in base all’obbligatorietà dell’azione penale chiede l’avvio di un’indagine per abuso d’ufficio, interesse privato in atti di ufficio e falso ideologico, chiama in causa cinque persone. Tre sono altrettanti membri (su cinque) della Commissione d’esame: Alfredo Rizzi, docente di statistica alla Sapienza; Tonino Sclocco, direttore del Dipartimento metodi quantitativi dell’università D’Annunzio di Chieti-Pescara; e Roberta Siciliano, docente presso la Federico II di Napoli. Gli altri due sono il preside di sociologia alla Sapienza, Luciano Benadusi, e la vincitrice Mary Fraire.
A proposito di quest’ultima, gli altri due componenti di Commissione, i professori Giancarlo Diana e Lorenzo Fattorini, hanno preteso che fosse messa a verbale sia la loro valutazione comparativa assolutamente negativa, sia il fatto che, a loro avviso, la Fraire non poteva nemmeno «essere presa in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa». Detto altrimenti: non avrebbe avuto titoli e requisiti minimi per partecipare al concorso. Doverosa precisazione, la loro, dato che dimenticarsi dei parametri fissati dalla legge non è ammesso; e dimenticarsene consapevolmente, magari per interesse personale e/o economico, si potrebbe configurare come dolo.
La professoressa Fraire era stata tuttavia ammessa, dato che il «sartoriale» bando di concorso richiedeva ai candidati di allegare un numero massimo (si badi bene, massimo, addirittura a pena di esclusione) di 10 pubblicazioni. Numero bassissimo per un concorso a professore ordinario, laddove una soglia congrua si aggira di norma su almeno 30 lavori cosiddetti «Indexati», cioè elencati negli indici di pubblicazioni internazionali come il Current Index of Statistics-Cis o il Mathscinet. E nel sito di Sociologia/Roma 1 risulta come il curriculum della professoressa Fraire - vicina al pensionamento - elenchi esattamente 10 pubblicazioni. Non una di più, non una di meno. Coincidenza curiosa. Pubblicazioni, peraltro, di cui una soltanto indexata, risalente agli anni Ottanta e apparsa su una pubblicazione non di livello internazionale.
Il professor Gastaldi, per fare un confronto, ha al suo attivo oltre 30 pubblicazioni, tutte recenti e indexate su riviste internazionali. L’ultima, per di più, dà la soluzione a un problema che era aperto, e irrisolto, da circa mezzo secolo. Ma Gastaldi, come gli altri candidati in lizza, non è stato considerato idoneo. Curioso anche questo.
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