Sarà pronto entro un anno. «Ma speriamo anche prima». Il registro delle coppie di fatto compie i primi passi dell’iter istituzionale. Venerdì le commissioni delle Pari opportunità e agli Affari istituzionali siederanno attorno a un tavolo assieme ai rappresentanti delle comunità di gay, lesbiche e transgender. E insieme cominceranno a fissare i primi paletti del regolamento sulle istituzioni civili. Non si torna indietro. A dettare le prime indicazioni non saranno i politici ma i portavoce di gay e lesbiche. Detto questo, il registro sarà aperto a tutti: anche alle convivenze di coppie eterosessuali e alle famiglie composte da fratello e sorella. In sostanza, si cercherà di seguire da vicino il modello di Torino: le coppie registrate potranno accedere ai bandi per le agevolazioni sulla prima casa e per i contributi proprio come una famiglia.
Tant’è vero che il sindaco Giuliano Pisapia, come ha già annunciato a settembre durante la festa del Pd, in primavera farà un passo in più: in occasione della Giornata mondiale delle Famiglie chiederà un’udienza al Papa per parlare delle coppie di fatto, cioè «della famiglia intesa come nucleo affettivo». Per l’arrivo di Benedetto XVI a Milano il meccanismo del registro sarà quasi completamente oliato. Al momento restano alcuni nodi da chiarire. Ad esempio, chi si è separato ed è in attesa del divorzio può iscriversi al registro per ufficializzare la sua nuova coppia?
«Mi auguro che nel nostro percorso non si incontrino difficoltà ideologiche - spiega Marilisa D’Amico, presidente della commissione Affari istituzionali -. Per questo tengo a precisare che con il registro non si danneggia la famiglia tradizionale ma si prende una decisione che, nella pratica, sarà utile a tante coppie. Teniamo presente che le coppie non sposate sono molte di più rispetto a quelle sposate». Con il registro cambieranno molte cose nella vita dei milanesi: dall’accesso alla casa alle graduatorie negli asili, in cui i bambini delle coppie non sposate avranno gli stessi diritti di quelli delle famiglie tradizionali. «Dare voce alla comunità di gay, lesbiche e trans - spiega Rosaria Iardino, membro del coordinamento nazionale delle donne del Pd - in una fase così delicata rappresenta il desiderio di arrivare a provvedimenti non più discriminatori. Come l’assegnazione dei mutui agevolati per l’acquisto delle prima casa o la destinazione dei posti nei nidi. È un atto di democrazia».
Non la pensano allo stesso modo i rappresentanti del Pdl. Per loro la vera rivoluzione non è riconoscere come coppia gli omosessuali ma è valorizzare il ruolo dei genitori, al di là della forma di legame tra la coppia: a Milano infatti sono 14mila i conviventi con figli. «È importante riconoscere il valore sociale di chi mette al mondo dei figli - sostiene Matteo Forte, consigliere del Pdl - E il concetto che la sinistra ha di coppia di fatto è un paravento dietro cui si cela la negazione del diritto dei genitori». Questione di sfumature? Mica tanto. Il contrasto è già emerso in parecchie situazioni.
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