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Così nel 2019 Papa Francesco ha cercato la "svolta riformista"

Dalla pastorale sui migranti all'ecologia, passando per le riforme e la battaglia dottrinale: ecco il 2019 di Francesco

Così nel 2019 Papa Francesco ha cercato la "svolta riformista"

Papa Francesco si appresta a salutare un 2019 intenso. Un anno inaugurato all'insegna della pastorale sui migranti e conclusosi con accenti del tutto simili. L'accoglienza riservata ai profughi di Lesbo - quelli raccolti in Santa Sede attorno a una croce trasparente, fatta a mo' di salvagente - costituisce una delle immagini plastiche di questo anno della Chiesa cattolica. Bergoglio, con l'aiuto del "cardinale elettricista" Konrad Krajewski e della Comunità di Sant'Egidio, ma anche con l'avvallo del governo italiano, ha voluto lanciare l'ennesimo segnale pratico alla società occidentale.

Il vertice della Chiesa cattolica, però, ha deciso di chiudere questo periodo, puntando forte anche sull'ecologia, sulle riforme interne ed esterne alla vita ecclesiastica e sulla difesa a spada tratta del presepe. La visita a Greccio di qualche settimana fa era solo una premessa. Poi il Papa ha continuato con una serie di appelli volti alla tutela delle rappresentazioni presepiali.

L'ex arcivescovo di Buenos Aires è il pontefice regnante da quasi sette anni. Il progetto riformistico annunciato all'inizio del pontificato sembra procedere a fasi alterne. In questi ultimi giorni del 2019, il Santo Padre ha annunciato parecchi cambiamenti: dai rescripta sui processi canonici relativi ai casi di abusi ai danni di minori o di adulti vulnerabili alla riforma sulla durata della carica del cardinale decano, passando per la nuova versione della Costituzione apostolica, che dovrebbe riformare finalmente la Curia e che dovrebbe essere resa nota entro il 31 dicembre. Il C9, che è poi diventato un C6, lavora a quel testo sin dal 2013. C'è attesa. E le logiche curiali potrebbero essere modificate alla base. Ma il 2019 - in Vaticano - ha portato con sé anche scandali e una consueta dose di dialettica dottrinale.

La battaglia attorno al Sinodo panamazzonico

Negli ultimi due anni si è parlato soprattutto di morale sessuale e di morale in genere. Dal Sinodo sulla Famiglia in poi, il terreno di scontro è spesso stato quello. Il Sinodo panamazzonico ha rinnovato il piano della discussione, ampliandolo. La preoccupazione per la presunta "confusione" alimentata da questo pontificato non è scemata. Gruppi di fedeli, più o meno tradizionalisti, hanno iniziato a pregare al di fuori dei luoghi simbolo del cattolicesimo, per domandare a mezzo rosario la salvezza della Chiesa.

Il Sinodo sull'Amazzonia non ha trovato il placet degli ambienti conservatori. L'opposizione sgomita di continuo. Le questioni sul tavolo erano, e sono, molte. La presenza della Pachamama presso San Pietro e presso i giardini vaticani continua a far discutere a distanza di mesi. Il cardinal Raymond Leo Burke ha addirittura parlato di "forze demoniache". Cento studiosi hanno sottoscritto un documento finalizzato, tra i vari punti sollevati nel testo, a far sì che il vescovo di Roma chiedesse scusa e che le alte gerarchie ecclesiastiche riparassero all'accaduto. Il cardinal Walter Brandmueller, dopo aver letto l'Instrumentum Laboris dell'appuntamento sinodale, ha parlato di "eresia" e di "apostasia".

La battaglia è stata aspra. E per quanto il cardinale brasiliano Claudio Hummes - relatore generale del Sinodo panamazzonico - abbia trionfato su tutta la linea, si attende ancora di conoscere i contenuti delle possibili svolte derivante dall'evento più importante dell'anno trascorso. Il diaconato femminile, in fin dei conti, non dovrebbe essere adottato. Il Papa dovrebbe riconvocare la commissione di studio sul tema. Il celibato è stato messo in discussione, ma in modo parziale. La "Chiesa dal volto amazzonico" consentirà ai laici di chiara fede di amministrare alcuni, se non tutti, i sacramenti, ma solo in quelle terre. Si tratta di esigenze pastorali, hanno fatto sapere da piazza San Pietro. Perché la popolazione amazzonica necessita di guide spirituali, che la Chiesa non riesce a garantire attraverso i consacrati, che non bastano.

Esistono almeno due interpretazioni del Sinodo amazzonico: una racconta di come i progressisti siano riusciti nei loro intenti; l'altra narra di come, alla fine della fiera, le novità annunciate siano poca cosa rispetto a quello che sarebbe potuto essere approvato. Un tentativo di riforma dottrinale c'è stato. E questo è sufficiente ad annotare la persistente spinta di correnti teologiche e dottrinali progressiste durante il pontificato di Bergoglio.

La comparsa di una pastorale per l'ecologia integrale

Papa Francesco non è un ambientalista dal 2019. Lo è sempre stato. Laudato Sì, la prima enciclica ambientalista della storia, è datata 2015. Ma questo è stato l'anno in cui Jorge Mario Bergoglio ha decisamente alzato il tiro sulla difesa del Creato. Quando il Papa si è recato in visita apostolica nelle Mauritius, Francesco ha posto l'accento su due necessità: accogliere i migranti e "incentivare una conversione ecologica integrale".

Da un punto di vista gerarchico, accoglienza erga omnes ed obbligatorietà dell'ambientalismo ormai si equivalgono. Anzi, i due emisferi pastorali procedono di pari passo. E Papa Francesco, in questi mesi, ha anche invitato Greta Thunberg a proseguire con il suo impegno. Ma la dialettica rischia d'interessare persino il Catechismo. Già, perché il Santo Padre ha ventilato la possibilità d'inserire all'interno del sommario dottrinale per eccellenza i "peccati ecologici". Una scelta che non può essere supportata dal "fronte tradizionale", che continua a ripetere come la Chiesa cattolica debba occuparsi di questioni spirituali, dunque lasciar perdere le "cose del mondo".

L'ambientalismo, poi, viene visto come fumo negli occhi da chi ritiene che un'eventuale equiparazione gerarchica tra natura e uomo, quella che certi emisferi ecclesiastici starebbero proponendo, possa compromettere l'antropocentrismo, che è insito nel cattolicesimo. Ecologismi, insomma, come lasciapassare per forme di neopaganesimo. Lo scontro, nel 2020, potrebbe essere destinato ad accendersi.

La spinta tedesca per una riforma progressista della Chiesa cattolica

La Conferenza episcopale tedesca ha organizzato un "concilio interno", che durerà due anni. Il cardinale Reinhard Marx guida quella che i conservatori reputano una vera e propria fuga in avanti.

Da Roma sono arrivati commenti piccati e tentativi di stop. I tedeschi vorrebbero prendere decisioni vincolanti, ma quello è compito di stretta competenza papale. E le materie conciliari dei tedeschi sono decisive per il futuro della morale sessuale. Si va dalla "benedizione delle coppie omosessuali" allo stesso rapporto dottrinale con la omosessualità, passando dal valore da attribuire all'adulterio, per cui circola, quantomeno dalle prime risultanze, un po' di giustificazionismo, alla estensione della gestione laica delle realtà parrocchiali e alla relativizzazione del celibato.

Le spinte progressiste sono evidenti. Joseph Ratzinger ha quasi risposto, sostenendo la nascita di una fondazione che dovrà alimentare il giornalismo di marca cattolica. Dalla Germania è spesso passata la storia della confessione cristiano-cattolica. Il Papa sembra essere ad un bivio: assecondare la marea che vuole trasformare il cattolicesimo in qualcosa di davvero molto simile al protestantesimo oppure sbarrare la strada a Marx e agli altri vescovi. In relazione alle mosse dei tedeschi, qualcuno ha sventolato addirittura l'ipotesi di uno scisma. Quasi come se alla fine fossero i progressisti, e non i tanto chiacchierati tradizionalisti, a voler salutare Roma. Bisognerà prestare attenzione per l'intera durata del 2020.

Lo scandalo del palazzo di Londra e il cambio della guardia dei collaboratori

Il segretario personale del Santo Padre, mons. Fabian Pedacchio, non è più tale. Il comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani è stato sostituito. La Segreteria per l'Economia ha un nuovo prefetto, che corrisponde al nome di Juan Antonio Guerrero Alves, un gesuita, che non è neppure vescovo. Il cardinale decano Angelo Sodano ha rinunciato. Ora i cardinali sceglieranno un successore.

Ci troviamo, insomma, dinanzi a un complessivo cambio della guardia. Ai nomi fatti, può essere aggiunto quello di Carmelo Barbagallo, che è il nuovo vertice dell'Aif. Qualche settimana fa, ancora, il Papa ha nominato Giuseppe Pignatone presso il Tribunale del Vaticano.

Alcuni analisti interpretano tutte queste mosse alla stregua di una strategia di fine mandato. Ma, com'è noto, fare previsioni sulle tempistiche dei papati non è possibile. Ancor meno da quando Benedetto XVI ha rinunciato. Altri vaticanisti, d'altro canto, pensano che Jorge Mario Bergoglio stia preparando una riforma complessiva. E che tutti questi cambiamenti siano speculari a quella.

Di sicuro c'è come, anche in questa annualità, la Santa Sede non possa definirsi estranea da scandali: il più riportato è stato quello del palazzo di Londra, per cui si sta ancora indagando. Ma in questi ultimi mesi dell'anno è balzata agli onori delle cronache la gestione complessiva delle finanze vaticana, con una serie di quesiti aperti pure sulla destinazione dell'Obolo di San Pietro, che i fedeli destinano volentieri al Santo Padre anche in ausilio alle realtà povere del pianeta. Cinque persone sono state sospese in Vaticano dopo l'avvio di un'inchiesta interna che riguarda da vicino alcuni uffici della Segreteria di Stato. Jorge Mario Bergoglio ha fatto capire di essere fiero di come la "pentola" sia stata "scoperchiata". Questa storia delle casse e delle modalità tramite cui vengono adoperati ed investiti i soldi della Santa Sede pare destinata a continuare. Se non altro perché è lo stesso vescovo di Roma a voler fare chiarezza. Sarà, con ogni probabilità, uno dei grandi focus "vaticani" dell'anno che verrà.

La riforma del processo canonico sugli abusi e l'abolizione del segreto pontificio

Nel giorno del suo ottantreesimo compleanno, il Santo Padre ha riformato con due "rescripta" in forma di Motu Proprio il processo canonico inerente gli abusi perpetrati da consacrati ai danni di minori o di adulti vulnerabili. Il Papa ha abolito il segreto pontificio. Ora le magistrature potranno avere accesso alle sentenze. Bergoglio non ha messo in discussione il segreto d'ufficio, che rimane così com'è. Il pontefice argentino ha anche modificato la legislazione riguardante le vittime di pedopornografia, estendendo il limiti di età di chi può essere considerato vittima - appunto - sino ai diciotto anni.

La linea della "tolleranza zero" non è venuta meno. Ma i critici, laicisti e non, attaccano, ritenendo che il Papa, nel caso volesse davvero contrastare il dramma della pedofilia, quello che Benedetto XVI chiama "collasso morale", dovrebbe allora imporre una sorta di obbligo di denuncia per tutti i membri della Chiesa cattolica in grado di raccontare qualcosa su determinati episodi. Non è semplice, ma è possibile che in Vaticano ci stiano lavorando davvero. Il Motu Proprio seguito al Sinodo dei giovani, peraltro, ha già istituito un obbligo di segnalazione. Per più di qualcuno non è sufficiente. Ma il 2019 è stato anche l'anno in cui, considerando quanto fatto sapere dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, sono aumentate le denunce per pedofilia presentata in Vaticano: mille solo in questi trecentosessantacinque giorni.

La mossa del cardinale Tagle e il futuro del papato

Il cardinale Luis Antonio Tagle è il nuovo prefetto di Propaganda Fide. In termini giornalistici, chi ricopre quella carica viene chiamato "papa rosso". Perché il prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli ha una certa autonomia di movimento. Luis Antonio Tagle, però, è chiacchierato da anni quale possibile pontefice in grado di completare quanto predisposto dal gesuita. Ci si interroga molto sul perché Papa Francesco abbia optato per far sì che l'arcivescovo di Manila occupasse una carica romana, che è tanto prestigiosa quanto centrale per il futuro del cattolicesimo. Il baricentro cattolico si è sposato dall'Europa al Sud America, mentre l'Asia e l'Africa sono i due continenti candidati a guidare l'Ecclesia in prospettiva.

In maniera del tutto banale, la motivazione può essere soltanto quella appena esplicitata. Il Papa guarda soprattutto alle "periferie economico-esistenziali": è un fatto noto. Si racconta spesso di come Joseph Ratzinger avesse preparato il terreno per l'elezione del cardinale Angelo Scola. Una versione che è stata smentita più volte, ma che è utile comunque a comprendere come le dietrologie e le stretagie possano poco sul Conclave e sul suo esito, che è quasi sempre inaspettato. Tagle, comunque, ha preso possesso dei suoi uffici romani.

Gli ultimi due Concistori hanno contribuito ad allargare il numero dei porporati.

La maggioranza dell'assise cardinalizia, ora come ora, deriva da nomine operata dal pontefice argentino. Può voler dire tutto e niente. Ma è curioso notare come i retroscenisti siano già all'opera per comprendere chi possa essere il prossimo successore di Pietro.

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