La Cei modifica il "Padre nostro", ecco la nuova versione

Il Padre Nostro potrebbe presto cambiare: la Cei ha approvato la nuova versione. Novità pure sul fronte della lotta agli abusi

La Cei modifica il "Padre nostro", ecco la nuova versione

Non è ancora del tutto ufficiale, ma la preghiera del "Padre nostro" sembra destinata a subire una modifica parziale. Il cambiamento in questione è discusso da tempo all'interno degli ambienti ecclesiastici.

La novità di oggi è rappresentata dall'approvazione da parte dell'Assemblea generale della Cei di una rinnovata edizione del Messale Romano, la terza in ordine di tempo, che prevede la modifica di una discussa espressione contenuta nella formulazione. Non più "non indurci in tentazione", come sostenuto pure da Papa Francesco, ma "non abbandonarci alla tentazione". Dio, per Bergoglio, non è un tentatore. Quello semmai è Satana. Vale la pena sottolineare che anche Benedetto XVI, ai tempi del suo pontificato, pareva concorde sulla necessità di una correzione. Joseph Ratzinger aveva interpretato quel passaggio, sostenendo che il Padre Eterno, al limite, dà in qualche modo al demonio la possibilità di tentare l'uomo.

A riportare la notizia è stata pure AciStampa, che ha evidenziato come la ratifica dipenda adesso dalla Santa Sede. Dovrebbe cambiare anche il principo del Gloria, che diventerebbe così: "Pace in terra agli uomini, amati dal Signore". Ma la riunione dell'episcopato italiano era chiamata a discutere anche di lotta agli abusi ai danni di minori e di adulti vulnerabili. Verrà costituito il "Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili".

I vescovi del Belpaese, insomma, vogliono dare continuità alla linea della "tolleranza zero", quella promossa tanto dal teologo tedesco quanto dall'ex arcivescovo argentino. Solo qualche giorno fa, il pontefice ha nominato monsignor Charles Scicluna come segretario aggiunto della Congregazione della Dottrina della Fede. L'arcivescovo era stato scelto da Ratzinger per combattere la piaga degli abusi.

Francesco, poi, lo ha inviato due volte in Cile, chiedendogli di stilare dei dossier in grado di chiarire quanto avvenuto in molte diocesi di quella Chiesa sudamericana. Adesso lavorerà dal Vaticano.

Il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha dichiarato che quello degli abusi è un problema che "la Chiesa italiana vuole risolvere radicalmente".

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