"Qui nella tendopoli di Illica non abbiamo docce né una tv per poter seguire le notizie, siamo fuori dal mondo. Non possiamo spostarci perché le macchine sono rimaste sotto le macerie. Dopo lo stato confusionale delle prime ore, adesso cominciamo a renderci conto delle difficoltà". È un vero e proprio appello quello che, tramite l'Adnkronos, lancia Alessandra Cappellanti, che vive a Illica, una frazione di Accumoli, devastata dal terremoto. "Ora tutti chiedono di noi, ma tra un mese che succederà", si chiede, angosciata, Alessandra. che in questi giorni dorme alla tendopoli del paese insieme con una ventina di sopravvissuti.
"Ci servirebbero anche gli psicologi, ma non arrivano. Le ragazze, in particolare, qui sono scioccate, hanno visto crollare il paese e morire la loro amica Ana". Ana Huerte aveva 26 anni, originaria di Granada, dove vive la sua famiglia, era fidanzata con un italiano e il giorno del terremoto si trovava a Illica per trascorrere le vacanze con la famiglia del ragazzo. In questa situazione, il futuro appare drammaticamente incerto. "Un grande problema sarà la scuola, quelle di Accumoli e di Amatrice sono crollate, non sappiamo dove mandare i nostri figli e settembre è ormai arrivato. Per non parlare dell'inverno, che è alle porte, e qui fa molto freddo, non potremo stare in tenda". "Sto cercando di continuare a vivere in questo paese organizzando e gestendo la situazione giorno per giorno, non ci sono solo le case da ricostruire, dobbiamo ricostruire la nostra vita. Per ora gli aiuti arrivano, ma poi chissà che succederà". A Illica, a differenza di Amatrice e degli altri paesi colpiti dal sisma, le autorità non si sono viste, accusa Cappellanti.
"Non abbiamo visto nessuno, non ci dicono niente su cosa faranno nell'immediato". Alessandra ricorda quei terribili secondi seguiti al primo terremoto delle 3:36 del 24 agosto. "Sono riuscita a uscire perché la mia casa è rimasta in piedi, ma quella di mio padre è completamente crollata e sotto le macerie c'erano mia madre, mio fratello con i figli. Per fortuna sono riusciti a uscire e mettersi in salvo autonomamente. A quel punto tutti insieme abbiamo cominciato a girare per il paese scalzi, cercando di tirare fuori la gente dalle macerie. Abbiamo ancora le mani ferite.
Almeno siamo riusciti a salvare anche bambini e neonati di altre famiglie. Per gli altri, purtroppo, non c'era più niente da fare". Ma a preoccupare Alessandra, adesso, è soprattutto l'incertezza per il futuro. "Ora tutti chiedono di noi, ma fra un mese?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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