Non solo Sea Watch 3, ma anche altri casi che in questo torrido inizio d’estate (e non solo per le temperature) si susseguono giorno dopo giorno sul fronte immigrazione.
Il Viminale dà notizia della presenza di due imbarcazioni con complessivamente una quarantina di migranti a bordi attualmente in acque Sar maltesi, con dunque la competenza in mano al governo di La Valletta per quanto concerne la sicurezza.
Intervenuto su Porta a Porta su Raiuno nelle scorse ore, il ministro dell’interno Matteo Salvini afferma di aver dato l’ordine di fermare questi mezzi prima dell’ingresso in acque italiane: “È una questione di principio – tuona il titolare del dicastero – Malta certamente come è solita fare non le fermerà e le lascerà passare in direzione Italia ma questa volta ho dato disposizione di fermarli".
Sul posto dovrebbero giungere a breve delle motovedette, a cui Salvini ha dato ordine di bloccare i barconi in procinto di navigare verso l’Italia e molto probabilmente verso il porto di Lampedusa, lo stesso ad oggi sotto i riflettori per via del braccio di ferro tra Viminale ed ong Sea Watch.
La questione dei due mezzi a cui fa riferimento Salvini, è diversa da quella che riguarda l’ong tedesca. Si tratta infatti di migranti non scortato o raccolti a bordo da navi delle organizzazioni non governative.
Al contrario, si parla di imbarcazioni con a bordo probabilmente degli scafisti al timone partite forse dalle coste libiche. In poche parole, si ha a che fare con le stesse modalità riguardanti il fenomeno dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, approdo autonomi di migranti lungo le spiagge siciliane che fanno poi perdere le proprie tracce.
Solo che questa volta le due imbarcazioni risultano avvistate e, per l’appunto, Salvini ne vorrebbe proibire l’ingresso presso le acque territoriali italiane.
Resta da capire il modo visto che, come sottolinea Repubblica, non è consentito alcun intervento di polizia giudiziaria delle motovedette italiane in acque internazionali.
Ma l’invio in quel tratto di mare dei mezzi promesso da Salvini, ha in realtà in primo luogo un chiaro scopo politico: far capire cioè sia ai mezzi delle ong che ai barconi “autonomi” in navigazione verso l’Italia che dal Viminale non vi è alcuna intenzione di accettare supinamente impennate del numero di approdi.
In effetti, dopo il crollo degli sbarchi arrivato a raggiungere anche il 90% rispetto al 2018, da fine maggio complice il bel tempo i viaggi della speranza verso le nostre coste appaiono in aumento.
I numeri rimangono ben lontani rispetto ai periodi delle emergenze degli anni passati e soprattutto del 2017, al tempo stesso però Salvini appare preoccupato da nuove possibili impennate delle partenze soprattutto dalla Libia.Da qui il “braccio di ferro” con la Sea Watch e l’annuncio di invio di due motovedette lì dove appaiono avvistati i barconi prima citati.
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