Le minacce che il nostro Paese deve affrontare sono diverse. Sia interne che esterne. Prima fra tutte, quella di anarchici e antagonisti, come sottolineano i Servizi di sicurezza nella loro relazione annuale che, di fatto, conferma quanto affermato nella relazione dell'anno scorso. L'anarco-insurrezionalismo rappresenta infatti "l'espressione più insidiosa, capace di tradurre in chiave offensiva gli appelli istigatori della propaganda d'area, di cui le risultanze informative hanno evidenziato una tendenza crescente alla radicalizzazione. Ciò soprattutto attraverso la diffusione di documentazione riportante dati circostanziati sugli obiettivi da colpire, coniugata a tentativi di favorire convergenze tattiche tra le diverse visioni dell'agire anarchico".
L'attività informativa, si legge sempre nel report, "ha confermato l'intensità dei collegamenti internazionali dell'anarco-insurrezionalismo, evidenziando assidui contatti, sia fisici che virtuali, tra militanti, nonché una loro sostenuta mobilità tra diversi Paesi, in occasione di iniziative propagandistiche e di mobilitazione".
L'azione anarchica e antagonista copre molte aree, perfino quelle più insospettabili: "Nonostante l'incisiva azione di contrasto degli ultimi anni e le divergenze tra le varie componenti il movimento si è reso protagonista di numerose sortite, rivendicate e non, che hanno preso di mira obiettivi riferibili ai tradizionali fronti di attivazione libertaria: 'lotta alla repressione', non solo nella consueta accezione di 'solidarietà rivoluzionaria ai compagni prigionieri', ma sempre più anche in chiave 'antifascista' e 'antirazzista'; campagna contro le grandi opere (Tap in primis); antimilitarismo; opposizione al 'dominio tecno-scientifico'. Molteplici le modalità operative adottate, tutte, peraltro, tipiche dell'armamentario insurrezionalista: dalle azioni di imbrattamento e danneggiamento a quelle potenzialmente letali dell'attentato dinamitardo e incendiario. Tutto questo in un contesto generale in cui le risultanze informative hanno evidenziato una tendenza crescente alla radicalizzazione della propaganda, soprattutto attraverso la diffusione di documentazione riportante dati circostanziati sugli obiettivi da colpire".
"Gli antagonisti reclutano gli stranieri"
Il mondo antagonista, in questi anni, ha imparato ad organizzarsi, scegliendo come bacino di reclutamento anche la "popolazione straniera, ritenuta, in particolare dai segmenti più oltranzisti, un bacino di reclutamento 'capace di produrre conflitto'".
L'allarme sulla destra radicale
I servizi segreti, però, sottolineano come, in vista delle europee di maggio, possano verificarsi sempre più episodi di violenza anche da parte dell'estrema destra: "Tale attivismo, di impronta marcatamente razzista e xenofoba - scrivono infatti - si è accompagnato ad una narrazione dagli accenti di forte intolleranza nei confronti degli stranieri che (...) potrebbe aver concorso ad ispirare taluni episodi di stampo squadrista, oltre che gesti di natura emulativa, e potrebbe conoscere un inasprimento con l'approssimarsi dell'appuntamento elettorale europeo".
La minaccia jihadista
Da non sottovalutare, inoltre, il fenomeno dei combattenti che erano partiti per combattere il jihad insieme allo Stato islamico e che ora stanno tornando. Sarebbero infatti 1700 i terroristi ritornati nel Vecchio continente e, sottolinea il rapporto, la loro pericolosità "risiede piuttosto che nei numeri, nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di know-how nell'uso di armi ed esplosivi". E ancora: i returnees appaiono "propensi a raggiungere quei Paesi che, per criticità strutturali o situazioni di endemica instabilità, finiscono con l'apparire attrattivi a quanti sono interessati a proseguire il jihad o anche solo ad eludere i controlli di sicurezza. Una delle mete privilegiate potrebbe risultare l'Afghanistan, teatro di conflitto 'iconico' nell'immaginario jihadista, ove la radicata presenza di estremisti stranieri - prevalentemente di origine pakistana e centroasiatica (soprattutto uzbeka) - può agevolare la ridislocazione di foreign fighters.
Ciò tanto più in ragione dello scontro in atto, in quel Paese, tra Daesh da una parte e Taliban/al Qaida dall'altra e della prospettiva, 'appetibile' per entrambi gli schieramenti, di un ritiro delle truppe Usa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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