Manipolavano le menti dei bambini per trarne profitto. Tanto profitto. Normali sedute di psicoterapia si rivelavano delle trappole infernali. L'obiettivo? Togliere i piccoli ai loro genitori per poi affidarli ad amici e conoscenti dei dirigenti dei servizi sociali.
Un vero e proprio business, in grado di spostare ingenti somme di denaro nelle casse dei centri che ospitavano i bambini. Era questo l'accordo sottobanco stipulato tra i servizi sociali della Val d'Enza e la Onlus torinese Hansel e Gretel, finita al centro dell'inchiesta "Angeli e Demoni".
Come si legge dalle carte della procura, il centro di psicoterapia privato, "nella piena consapevolezza della totale illiceità del sistema creato a loro vantaggio, in palese violazione della normativa in tema di affidamenti di servizi pubblici e nella piena consapevolezza che la loro attività professionale venisse retribuita da ente pubblico, esercitavano sistematicamente attività di psicoterapia con minori loro inviati dal servizio sociale Val d' Enza".
I tre psicoterapeuti indagati - Claudio Foti, Nadia Bolognini e Sarah Testa - sempre grazie ai servizi sociali, operavano gratuitamente all’interno della struttura pubblica "la Cura", riuscendo però ad incassare grazie a un sistema ben collaudato come si legge dalle carte: "Gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private e di pagare le relative fatture a proprio nome". Soldi che poi gli affidatari ricevevano mensilmente attraverso rimborsi sotto una finta causale di pagamento. In questo modo, si riuscivano anche a falsificare i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti.
I terapeuti ricevevano i bambini tenuti sotto osservazione dai servizi sociali e, per ogni singola visita, incassavano ben 135 euro, mentre il "prezzo di mercato" per la stessa terapia è di 60 euro, massimo 70 euro l'ora. Tutto questo nonostante, come specificano i magistrati, l'Asl di Reggio Emilia avrebbe potuto offrire lo stesso servizio gratuitamente. Cosa che però non è successa e che ha provocato un danno alla Pubblica amministrazione di 200mila euro.
Ma non basta. Ad arricchire le tasche della Onlus non sono solo le false e ben retribuite sedute di psicoterapia, ma anche una lunga serie di convegni, corsi di formazione e master di vario livello. Tutti pagati con soldi pubblici. Ad esempio, sul sito web del centro studi Hansel e Gretel viene ben sponsorizzato in homepage il master di "Gestione e sviluppo delle risorse emotive", nel quale figura come docente Claudio Foti, lo psicoterapeuta e direttore scientifico del Centro Hansel e Gretel adesso indagato. Sotto il titolo appare l’inequivocabile scritta: "Con il patrocinio di Unione Val D'Enza". Nella presentazione del corso le prime parole pronunciate sono: "Quando la mente abbraccia il cuore si opera un cambiamento vitale nella soggettività, nella professionalità, nell’istituzione". Una professionalità che pare essere stata dimenticata in cambio di denaro.
Nelle pagine che descrivono le iniziative dell’associazione si leggono belle parole, giuste osservazioni, che oggi, alla luce dei fatti, gridano giustizia in quanto intrise di ipocrisia.
Le stese parole contenute nel blog di Claudio Foti. Tra i tanti articoli sulla psicoterapia promuove anche libri come "Rompere il silenzio. Le bugie sui bambini che gli adulti si raccontano” e spiega “Come è possibile che la psicoterapia modifichi il cervello".
Chi è Claudio Foti
Claudio Foti - fondatore della Hansel e Gretel, ma anche autore di libri ed ex componente dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l' adolescenza nonché giudice onorario del Tribunale dei minori di Torino (dal 1980 al 1993) - è accusato di aver alterato, al fine di sviare le indagini, "lo stato psicologico ed emotivo di una minore” usata, a dire della procura “come una sorta di cavia nell'ambito della psicoterapia specialistica". Una bambina strappata alla sua famiglia utilizzata come cavia. E cosa faceva il professore? "Convinceva la minore dell' avvenuta commissione dei citati abusi ai suoi danni durante la sua infanzia", come si legge nelle carte.
E proprio attorno alla onlus di Foti ruotavano le attività che, secondo l’accusa, sarebbero state finanziate con fondi regionali. Come il “corso di alta formazione sulla sofferenza traumatica”. Un corso a pagamento, ovviamente. Per partecipare bisognava versare una quota di 1.650 euro più Iva. Tra i docenti, avvocati, psicologi e anche Claudio Foti insieme a Nadia Bolognini, direttrice scientifica del Centro studi, e ora indagata. La stessa Bolognini è accusata di aver manipolato lo stato psicologico dei minori in terapia. Sarebbe stata lei infatti a impersonificare i genitori delle piccole vittime e, travestita da personaggi cattivi delle fabe, avrebbe cercato di inculcare nelle loro teste fatti mai avvenuti. Ma non solo: avrebbe anche falsificato una lunga serie di verbali con un unico scopo: allontanare i piccoli dalle famiglie.
Veleno su Angeli e Demoni
Spulciando ancora tra le iniziative del centro troviamo anche un importante appello, sottoscritto da molti. “Firma la lettera aperta su Veleno: una ricostruzione confusiva che distorce i fatti per dimostrare una tesi precostituita”. Queste le parole della petizione, che sono bene evidenti sulla colonna destra del sito di Hansel e Gretel.
Insomma, la onlus di Claudio Foti mette in dubbio le indagini sulla storia avvenuta oltre vent’anni fa nella Bassa modenese. Parliamo del famoso caso “Veleno”. Al tempo sedici bambini vennero strappati dalle proprie famiglie tra Massa Finalese e Mirandola su indicazione dei servizi sociali. Secondo le accuse i piccoli sarebbero stati vittime di una rete satanica di pedofili che li costringeva ad assistere e compiere sacrifici umani nei cimiteri.
E, guarda caso, c’è un filo che collega le due storie atroci.
Ed è sempre lui, Claudio Foti. Il centro Hansel e Gretel è lo stesso da cui provenivano le psicologhe che, all’epoca, interrogarono i bambini di Veleno. Una sottile linea rossa che collega i casi che hanno scosso e stanno scuotendo il nostro Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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