L'ha colpito al petto con un coltello, nella mensa ufficiali della stazione di Bellingshausen, nella base di King George Island, in Antartide. E lo ha fatto probabilmente dopo un crollo emotivo. Anche se tra le motivazioni dell'aggressione ci sarebbero dei litigi futili. Come la rivelazione del finale dei gialli.
Così, il 9 ottobre, Sergey Savitsky, scienziato di 55 anni, avrebbe assalito il suo collega Oleg Beloguzov, trasportato subito dopo nell'ospedale più vicino, in Cile. Colpevole di "spoiling" e cioè di togliere il gusto della sorpresa alla fine di un romanzo o di un film. L'uomo, ricoverato in terapia intensiva, non sarebbe in pericolo di vita. A rendere noto l'unico caso di tentato omicidio in Antartide, qualche ora dopo l'accaduto, è stata l'agenzia Interfax.
I due, da tempo, dividevano gli spazi nella struttura. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la lite sarebbe stata solo un altro dettaglio inserito in un quadro di conflitto più ampio. Gli esperti, infatti, hanno ritenuto che a influire sul gesto dell'uomo possa essere stata anche l'alienazione, forse l'uso di alcolici e la vita di isolamento. La stazione dove i due ricercatori prestavano servizio, collocata in una delle poche regioni temperate dell'Antartide, fu costituita dai sovietici nel 1968. Con poche occasioni di svago. A loro disposizione, infatti, solo due canali televisivi russi, la possibilità di fare ginnastica, la lettura di manuali e una chiesa ortodossa russa.
A qualche settimana dall'accaduto, Savitsky si troverebbe agli arresti domiciliari, con l'accusa di tentato omicidio, nella sua casa di San Pietroburgo, in attesa
dello svolgimento del processo. "Sì l'ho accoltellato, non ne potevo più, ma non volevo ucciderlo", avrebbe riferito Savitsky. Che "rammaricato" per l'episodio si è messo subito a disposizione degli inquirenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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