Arresti a raffica nel Nord Italia: reclutavano tagliagole per l'Isis

Nuova operazione contro l'estremismo islamico. Marito e moglie di Lecco in partenza per la Siria: volevano portare con sé i figli di 2 e 4 anni. Dalla Siria un foreign figher stava organizzando con loro una strage durante i "pellegrinaggi dei cristiani" per il Giubileo

Arresti a raffica nel Nord Italia: reclutavano tagliagole per l'Isis

Volevano partire per lo Stato islamico, a combattere una guerra sanguinaria. Lo avrebbero fatto portandosi dietro i figlio, uno di 2 e uno di 4 anni. Laggiù, nell'inferno del conflitto siro-iracheno. Così, con l'accusa di "partecipare a una associazione con finalità di terrorismo internazionale", una coppia è stata arrestata in provincia di Lecco: l'uomo è Abderrahim Moutaharrik, il noto campione svizzero di boxe tailandese, la moglie è Salma Bencharki. "Caro fratello Abderrahim - dice una registrazione mandata via WhatsApp al pugile - ti mando il poema bomba: ascolta lo sceicco e colpisci". Le manette sono scattate grazie a una maxi operazione antiterrorismo condotta congiuntamente dalle Digos di Lecco, Varese e Milano che ha portato all'arresto di sei terroristi islamici tra la Lombardia e il Piemonte che progettavano attentati in Italia e reclutavano tagliagole per l'Isis.

Il piano per attaccare l'Italia

L'8 aprile scorso un sedicente "Sceicco" invita Moutaharrik a compiere un attentato in Italia prima di raggiungere lo Stato islamico. "Sgozza (...), fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo 'Allah Akbar', colpisci, esplodi - recita il poema - ridà all'islam la sua gloria, i suoi battaglioni che hanno scosso le vicinanze e sono andati ad annientare gli infedeli senza cedere". E ancora: "Accendi il fuoco sulla folla affluente, versa sulla testa del crociato granate, non aver mai pietà finché non si spezza (...) guadagna il paradiso, come i primi combattenti, e vai verso, oh Abderrahim, la gloria". Alla coppia di Lecco, che si stava preparando ad andare in Siria per unirsi ai tagliagole dello Stato islamico, si sarebbe dovuto unire il 23enne marocchino Abderrahmane Khachia. Parlando con lui Moutaharrik diceva: "Voglio picchiare (inteso come colpire e far esplodere, ndr) Israele a Roma". Nell'intercettazione il pugile fa riferimento a un suo disegno per "compiere un attentato all'Ambasciata di Israele" chiarendo di "avere contattato un soggetto albanese per procurarsi le armi, non riuscendo nell'intento". In un altro un audio, registrato e inviato lo scorso 25 marzo, i due parlano di colpire addirittura la Santa Sede. "Per questi nemici giuro - dice il pugile - se riesco a mettere la mia famiglia in salvo, giuro sarò io il primo ad attaccarli (...) in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, giuro, giuro che l'attacco, nel Vaticano con la volontà di Dio". Quindi chiede a Khachia di aiutare la sua famiglia: "Voglio almeno che i miei figli crescano un pò nel paese del califfato dell'islam".

Il viaggio verso lo Stato islamico

Abderrahmane Khachia, che vive in provincia di Varese, è il fratello di Oussama Khachia, un foreign fighter morto in Siria a trent'anni dopo essersi unito ai tagliagole del Califfato. Khachia era cresciuto a Brunello, in provincia di Varese, dove lavorava come operaio. Espulso dall'Italia il 28 gennaio 2015 con un provvedimento emesso dal ministro dell'Interno Angelino Alfano per alcuni post su Facebook a favore dell'Isis e, in seguito, allontanato anche dalla Svizzera, avrebbe infine raggiunto la Siria dove sarebbe appunto morto. Gli aspiranti jiadisti arrestati oggi erano in contatto con un'altra coppia di coniugi, già residenti in provincia di Lecco e partiti per il Califfato nel febbraio dell'anno scorso portando con se i tre figli, il più grande di sette anni e il più piccolo di solo un anno e mezzo. Si tratta di Alice Brignoli, italiana 39enne che ha cambiato il nome in Aisha dopo la conversione all'Islam, e il marito 31enne, il marocchino Mohamed Koraichi. I nomi dei due finiscono nell'elenco dei foreign fighter italiani quando la madre della donna ne denuncia la scomparsa. Nel loro appartamento di Bulciago (Lecco) viene trovato solo un messaggio a firma di Alice: "Sono partita, non mi cercate, non torno".

La radicalizzazione in Italia

Gli arrestati stavano pianificando un attentato a Roma. Dalla Siria sarebbe stato proprio Mohamed Koraichi a chiederlo esplicitamente chiesto a Moutharrik. "Il profilo di novità è che non si tratta di una indicazione generica - hanno spiegato gli inquirenti - una persona specifica viene invitata a procedere in territorio italiano. E in particolare viene indicata la città di Roma come luogo di riferimento dei cristiani". Questo ha portato la procura di Milano e gli uomini della Digos e del Ros a "chiudere l'indagine il prima possibile". Alice e il marito Mohamed iniziano il percorso di radicalizzazione nel 2009, in concomitanza con la nascita del primo figlio: lei prende a indossare il velo e a studiare l'arabo, lui si fa crescere la barba e sempre più spesso si fa vedere in giro con una tunica bianca. Con il passare del tempo i due tagliano i ponti con le famiglie. Quindi, la partenza per il Califfato: prima la tappa in Turchia, poi il passaggio in Siria. I due sono tuttora latitanti, mentre tra gli arrestati nell'operazione, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, oltre all'altra coppia di estremisti islamici che voleva partire da Lecco per unirsi al jihad, figura la sorella di Koraichi.

I bimbi che innaggiano al martirio

In una fotografia su Whatsapp, ora agli atti dell'inchiesta, i figli di Mohamed Koraichi vengono immortalati mentre inneggiano al martirio con il dito puntato verso il paradiso. I bambini fotografati sono i tre figli avuti da Alice e uno nato invece dalla relazione in Siria con la vedova di un martire.

"È un'immagine che ci preoccupa - ha detto il comandate dei Ros, il generale Giuseppe Governale - perché questi bambini così indottrinati potrebbero essere domani i protagonisti del terrore. Quello che inquieta è l'immagine di 4 bambini in tuta da combattimento, una sorta di 'cantera' mutuando un termine calcistico, che allarma".

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