Bagheria, rivolta contro il pizzo: 22 persone arrestate

Dopo anni di angherie, 36 imprenditori hanno denunciato il sistema del racket mafioso che li costringeva a versare ingenti somme di denaro ogni mese

Bagheria, rivolta contro il pizzo: 22 persone arrestate

Il comune siciliano di Bagheria, famoso anche grazie al film di Giuseppe Tornatore Baarìa, ha detto no alla mafia. Questa mattina, all'alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato 22 persone, accusate di essere capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria.

I reati contestati sono, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito di incendio.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, "hanno evidenziato la soffocante pressione estorsiva esercitata da temutissimi capi mafia che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del sodalizio mafioso", dicono i militari dell’Arma.

Sono all'incirca una cinquantina le estorsioni documentate grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del pizzo.

"Lo scenario delle imposizioni si presenta estremamente ricco e variegato in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale, dai negozi di mobili e di abbigliamento, alle attività all’ingrosso di frutta e di pesce, ai bar, alle sale giochi, ai centri scommesse", spiegano gli inquirenti. presso la Palazzina M della Procura della Repubblica di Palermo.

Alcuni imprenditori di Bagheria erano addirittura finiti sul lastrico a causa delle estersioni. Una vittima del racket, però, a un certo punto non ce l'ha più fatta, ha preso coraggio e ha denunciato tutto ai carabinieri.

Con lui altri 35 commercianti e imprenditori: una ribellione che segna una svolta nella lotta a Cosa nostra.

Una lotta che appare ancora più significativa in quanto Bagheria per anni è stata il feudo e il rifugio, in latitanza, del padrino di Corleone Bernardo Provenzano.

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