I vigili urbani lo avevano fermato perché viaggiava contromano in bicicletta ma lui, un immigrato senegalese che stava tornando a casa a per cenare dopo una giornata di digiuno per il Ramadam, non aveva preso bene quel semplice controllo.
Alla richiesta di documenti, la tensione è salita alle stelle tanto che lo straniero è andato in escandescenza ed ha iniziato ad insultare gli uomini delle forze dell’ordine con epiteti come “bastardi” e “razzisti”. Parole dure che hanno portato il giovane prima a beccarsi una denuncia e poi a sostenere un processo.
E così, lunedì, l’extracomunitario dopo il rito abbreviato è stato condannato a 4 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale e minacce.
La storia, raccontata dal quotidiano Il Resto del Carlino, è iniziata nel giugno del 2017. Il senegalese, che vive da anni a Fano con la sua famiglia, stava tornando a casa con un amico. I due erano in bicicletta e, forse per sbaglio, avevano imboccato una strada in senso contrario.
Lungo il tragitto, la coppia si era imbattuta negli agenti che erano sul posto per effettuare dei controlli e che gli intimano l’alt. Il 22enne si ferma e chiede spiegazioni. Tutto stava procedendo nella massima tranquillità fino a quando, secondo la versione fornita dal giovane, il senegalese avrebbe chiesto di poter allontanare per andare a casa a portare il pane. Gli agenti però non acconsentono alla richiesta e, a quel punto, si scatena un diverbio.
L’extracomunitario, come ammetterà successivamente, inizia ad inveire contro i vigili chiamandolo “bastardi” e “razzisti”. I vigili, inoltre, affermano che lo straniero avrebbe anche detto “la vostra divisa non vale niente”, rifiutandosi di mostrare i documenti.
Ma a rendere ancor più grave la posizione del senegalese è il fatto che, durante la discussione, in preda alla rabbia, in modo decisamente minaccioso, si sarebbe passato il dito sul collo mimando l’azione di uno sgozzamento.
Marianna Galtieri,avvocato difensore dell’africano, che ora è in carcere a Villa Fastiggi per scontare una pena definitiva di alcuni mesi per reati commessi quando era minorenne, ha già annunciato appello contro il verdetto.
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