Benedetto XVI torna a parlare. E lo fa in una lunga intervista al teologo Elio Guerriero per Repubblica, in cui racconta gioie e difficoltà del proprio "pontificato emerito", che si protrae ormai da tre anni e mezzo.
Joseph Ratzinger ritorna sui motivi che nei primi mesi del 2013 lo indussero alla clamorosa decisione di rinunciare all'ufficio papale, primo pontefice ad abbandonare spontaneamente il Soglio di Pietro dopo sei secoli. Una "grande stanchezza", manifestatasi durante il viaggio del 2012 in Messico e a Cuba, quando Benedetto si rese conto di non essere più in grado di sopportare trasferte transoceaniche, troppo faticose per un uomo anziano.
In previsione della Giornata Mondiale della Gioventù organizzata a Rio de Janeiro nel 2013, il papa decise così di ritirarsi, avendo "sperimentato con forza i limiti della propria resistenza fisica".
Una decisione non facile, ma supportata dalle tante attestazione di affetto dei fedeli e soprattutto dall'affidamento totale a Dio, alla Madonna e ai Santi, che lo hanno aiutato a "fare ciò che dovevo fare ma non ptoevo fare da solo".
Il pontefice emerito si è quindi soffermato a parlare anche del rapporto specialissimo con il suo successore papa Francesco: una relazione definita "di comunione profonda e di amicizia", ma anche di "indiscussa obbedienza". Francesco, racconta Benedetto XVI, invia speso al proprio predecessore piccoli doni e lettere autografe: prima di ogni viaggio importante non manca mai di far visita al monastero Mater Ecclesiae, dove il papa emerito risiede.
Qui Benedetto conduce una vita di preghiera, studio e riposo, ma non manca di seguire con attenzione gli sviluppi della cronaca.
E al proprio intervistatore elargisce un suggerimento: "In una situazione di crisi, l'atteggiamento migliore è quello di mettersi davanti a Dio con il desiderio di ritrovare la fede per poter proseguire nel cammino della vita."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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