"Bergoglio sui migranti sbaglia. L'Europa ha bisogno d'altro"

Bergoglio e l'assolutizzazione del diritto a migrare. Laurent Dandrieu, che è un intellettuale francese, ha criticato fortemente il Pontefice

"Bergoglio sui migranti sbaglia. L'Europa ha bisogno d'altro"

L'intellettuale Laurent Dandrieu ha criticato Bergoglio per l'approccio dottrinale al tema dell'immigrazione. L'occasione per esporre un'analisi su quella che alcuni hanno definito la "teologia immigrazionista" del papa argentino è stata un convegno organizzato a Roma lo scorso 2 febbraio, in una sala del Senato di Piazza Capranica. Promotore dell'evento il quotidiano liberale ‘L’Opinione.

Secondo quanto riportato su Rossoporpora, l'incontro ha registrato la partecipazione di esponenti culturali e politici portatori di visioni differenti sul tema dibattuto: oltre a Dandrieu, infatti, sono intervenuti l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, il senatore Maurizio Gasparri, il demografo Gian Carlo Blangiardo, l'esponente del Partito Democratico Luciano Nobili, il presidente della stampa estera in Italia Philipp Willan e, appunto, il direttore de 'L'Opinione, Arturo Diaconale. E sempre il sito diretto dal vaticanista Giusepppe Rusconi ha pubblicato buona parte del virgolettato del pensatore d'oltralpe.

"Mi esprimo da fedele cattolico. Se sono spinto a criticare assai duramente le posizioni della Chiesa sull’immigrazione, non lo faccio con cuore allegro né per infierire, ma per aiutarla a uscire da ciò che io considero una situazione terribile", ha premesso l'autore di "Eglise et immigration: le grand malaise. Le pape et le suicide de la civilisation européenne (Plon, 2017)", un pamphlet sulla scomparsa della civilità occidentale, che sta continuando a suscitare molto clamore in Francia. "A intervalli regolari - ha detto Laurent Dandrieu - i discorsi del Papa richiamano la virtù della prudenza nell’accogliere, riconoscono il diritto degli Stati di limitare l’immigrazione nella prospettiva del bene comune di cui sono responsabili", ma la frequenza di queste affermazioni è minimale "rispetto al torrente di dichiarazioni in favore della logica dell’accoglienza", ha sottolineato il pensatore francese. Il "diritto a non emigrare", teorizzato e promosso da Joseph Ratzinger, cioè la tendenza a preferire che i popoli conservino un diritto a rimanere nella propria terra d'appartenenza, sarebbe stato in qualche modo rimosso dal magistero di Papa Francesco.

Gli europei, invece, sarebbero angosciati per i rischi derivanti da un'immigrazione sostanzialmente incontrollata. E si aspetterebbero dalla Chiesa un atteggiamento materno invece di essere accusati di "non fare abbastanza per l’accoglienza dello straniero". "Le loro inquietudini - ha detto Dandrieu riferendosi sempre ai cittadini europei - sono assimilate a reazioni razziste". L'ansia per la scomparsa della civiltà del vecchio continente, insomma, verrebbe scambiata per suprematismo etnico. La Chiesa, poi, commetterebbe due grossi sbagli: guardare all'immigrazione solo attraverso il punto di vista del migrante e non mettere in conto "le differenze culturali o religiose concrete, come se ciò non incidesse sulla capacità delle società di accoglienza di integrarli". Il buonismo teorizzato da Bergoglio, quindi, finirebbe per non tenere presente le sofferenze inflitte alle popolazioni d'Europa.

Critiche da Dandrieu, poi, sono arrivare rispetto all'assolutizzazione del diritto a migrare: "Tale visione di una immigrazione di massa che contribuisce all’unità della famiglia umana spinge ad adottare una visione messianica delle migrazioni, che diventano una manifestazione dello spirito di Dio", ha evidenziato l'intellettuale francese. E ancora:"La posizione della Chiesa sull’immigrazione è in amplissima misura una posizione ideologica e politica, in cui la questione del bene concreto delle persone diventa secondaria in rapporto a questa visione messianica dell’immigrazione". La Chiesa, dunque, sarebbe finita nel vortice dell'ideologia immigrazionista, ma avrebbe bisogno di tutt'altra base culturale.

Un altro discorso cattolico - ha chiosato lo scrittore d'oltralpe - è necessario per la sopravvivenza del cattolicesimo europeo: "Ne va dell’avvenire dell’Europa, ma anche dell’avvenire della Chiesa, poiché essa – mostrandosi compiacente verso l’invasione di migranti – allarga sempre il fossato che la separa dalle popolazioni europee".

"Così facendo - ha evidenziato l'intellettuale - si preclude essa stessa le vie della nuova evangelizzazione". La rievangelizzazione del nostro continente, in definitiva, non può passare per il sacrificio forzato di un'accoglienza pretesa a tutti i costi.

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