La crescita impetuosa di bitcoin sta suscitando una serie di dibattiti. Taluni restano scettici, ma aumenta il numero di quanti confidano in questa valuta virtuale. È chiaro che non si tratta più di un giocattolo nelle mani di pochi nerd e di un manipolo di libertari, nemici delle monete di Stato. Ormai la capitalizzazione è cospicua e a questo punto sta muovendo le sue pedine anche la finanza tradizionale, che ha messo in campo i futures sulla sua quotazione.
È una bolla? Può darsi, dato che il futuro è sconosciuto e dato che nel mondo vi è una marea di dollari ed euro. Sicuramente bitcoin è però anche una rivoluzione, dal momento grazie a esso una nuova generazione di esperti in crittografia sta provando a costruire un ordine finanziario che salta le banche. E anche se il titolo dovesse provvisoriamente sgonfiarsi, probabilmente sarà solo una pausa lungo un processo che annuncia cambiamenti epocali. L'imporsi di questa valuta privata può essere letto in vari modi. Da un lato è evidente che anni di politiche espansive, responsabili della recente crisi finanziaria, hanno aperto la strada a «monete di mercato»: le tesi avanzate negli anni Settanta da Friedrich von Hayek hanno potuto tradursi in realtà. Per giunta, in un universo di valute inflazionate da bassi tassi di interesse bitcoin si è dato fin dall'inizio un vincolo strutturale. Il metodo di produzione decentrato immaginato nel 2008 da Satoshi Nakamoto farà sì che nel mondo potranno esserci solo 21 milioni di bitcoin ed è per questo che molti stanno scommettendo in un suo valore crescente. Come nel caso del dollaro o dell'euro, la quotazione del bitcoin dipende soltanto dal credito che riscuote presso chi compra e vende, ma essa si differenzia per non potere essere moltiplicata ad libitum.
Non bastasse questo, il bitcoin è a un tempo pubblico e anonimo. Grazie alla tecnologia a rete, un conto in bitcoin è qualcosa che chiunque può vedere, dato che ogni transazione è registrata sulla blockchain. Al tempo stesso, si tratta di una forma di denaro che ha quasi l'anonimato del contante, poiché le identità di quanti negoziano sono cifrate. E questo ne rappresenta uno straordinario punto di forza. Per tali ragioni, bitcoin potrebbe essere la spia di cambiamenti epocali. Non bisogna poi trascurare un dato: e cioè che gli attori dell'economia capitalistica globale non soltanto hanno bisogno di avere monete solide, ma anche di potere trasferire risorse da un capo all'altro del pianeta. Con le monete ufficiali questo non è facile, ma per sua natura bitcoin non si colloca in nessun Paese e in nessuna banca.
Quando il possessore del codice di un portafoglio in bitcoin attraversa la frontiera, la sua ricchezza lo segue. E il suo denaro può muoversi ovunque anche se lui rimane dov'è. La sensazione è che si annuncino tempi duri per quegli Stati usi ad assorbire grandi quantità di ricchezza.
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