Nella mente dell'ideatore del Blue Whale

Philipp Budeikin, studente di psicologia ideatore del Blue Whale, sarebbe uno "psicopatico sadico". Non "un caso isolato" ma parte di "un sistema generalizzato di virtualizzazione della morte": il parere dello psichiatra che ha analizzato, per la prima volta, la personalità dell' "orco"

Nella mente dell'ideatore del Blue Whale

Molti psicologi e sociologi hanno cercato di spiegare quel “male oscuro” che ha spinto centinaia di ragazzi a “giocarsi” la vita con il Blue Whale. Nessuno, tuttavia, ha finora osservato la personalità di chi gestisce questo “gioco”, i cosiddetti “amministatori”, che spingono i partecipanti ad affrontare una serie di prove, sempre più violente, fino al suicidio.
Adriano Segatori, psichiatra-psicoterapeuta e membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana di Scienze, ha analizzato la personalità di Philipp Budeikin, lo studente russo che avrebbe istigato al suicidio sedici ragazze.

Budeikin non ha mostrato segni di pentimento. Ha definito le sue vittime “scarti biologici” che meritavano di morire perché “avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società”. Quale la diagnosi?

La freddezza nella spiegazione del suo comportamento fa pensare allo psicopatico sadico, irresponsabile, senza alcuna capacità empatica, con una competenza affettiva pressoché nulla, con una elevata capacità manipolativa e seduttiva associata all’assenza di rimorso e di senso di colpa.

Cosa dire del suo legame con le vittime?

Direi che si era creata un’atmosfera quasi ipnotica. Lui, in qualità di amministratore, suggeriva regole di comportamento pressanti e di elevato impatto emotivo facendo sentire gli amministrati vittime sacrificali predestinate, quindi di particolare valore all’interno di quella “mortale” comunità.

A guardarlo in faccia, Budeikin, viene in mente il concetto di “Banalità del male” di Hannah Arendt...

Siamo oltre alla “Banalità del male”, al di là di ogni regola che definisce il bene e il male, in una melassa indefinita di istinti.

I ragazzini istigati a gettarsi nel vuoto, sinora, sarebbero centinaia: quello di Budeikin non è un caso isolato...

Budeikin è parte di un di un sistema generalizzato di desacralizzazione della vita e di virtualizzazione della morte che riguarda tanto le vittime quanto i carnefici.

Come definirebbe il Blue Whale?

Un rito di iniziazione moderno in cui, però, si muore per davvero.

Si può spiegare meglio?

Un tempo, i riti di iniziazione consistevano nella morte simbolica ripetutamente superata attraverso i passaggi regolati della vita: le prove scolastiche, le chiavi di casa, l’esame di maturità, l’approccio sessuale ecc. Oggi, dovunque, il mondo del web ha ha scardinato la realtà e reso tutto virtuale e meccanico. Siamo di fronte a quello che gli psicoanalisti definiscono “godimento mortale”.

Una specie di nichilismo 2.0?

Diciamo di sì. Non c’è più limite a nulla e, dove non c’è più limite, tutto diventa irreale.

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