L'Unione nazionale consumatori lancia l'allarme sui costi delle bollette telefoniche. Ci sono delle spese che le aziende tengono nascoste e che il cliente non sa di dover pagare. E negli ultimi tempi, i reclami sono in netto aumento. Segno che i consumatori cominciano a capire che qualcosa non torna.
L'Unc, il cui presidente è Massimiliano Dona, ha trovato almeno 10 costi che le aziende addebitano al cliente senza che questi ne sia realmente a conoscenza. Il primo è rappresentato da quei servizi come "ChiamaOra", "Ti ho cercato" e "Chiamami". Secondo quanto rivelato dall'Unione nazionale consumatori, "Vodafone richiederebbe € 0,12 al giorno (ma solo quando utilizzato), Wind € 0,19 a settimana, Tre € 1,50 euro al mese e Tim € 1,90 al bimestre".
Anche l’ascolto dei messaggi in segreteria ha un costo. Secondo la denuncia dell'Unc, Tre chiede 20 centesimi a chiamata, Tim varia il costo per l’ascolto dei messaggi in base al piano tariffario, mentre Vodafone per ascoltare i messaggi o per personalizzare le impostazioni chiede addirittura 1,50 euro al giorno, se utilizzata. Anche sui piani tariffari base qualcosa non torna. Tim, ad esempio, "avrebbe attivato automaticamente l’opzione 'Tim Base' unitamente ad offerte promozionali in modo gratuito per i primi 30 giorni e, al contempo, previsto un costo per la disattivazione di 3 euro". Ma non era gratuito? Invece, per disattivarlo, bisogna pagare. E di solito è imposto a insaputa del cliente.
Sembra che le aziende telefoniche inseriscano in bolletta anche dei non ben determinati "costi di incasso". Puntualmente fatturati nelle bollette, anche non c'è una spiegazione. Fastweb addirittura addebiterebbe € 1,81 sotto la voce "altri costi" e, come scrive il sito del Corriere della Sera, l'azienda ha spiegato che si tratta del servizio della consegna degli elenchi telefonici. L'azienda però contesta quanto sostenuto dall'Unione consumatori nel suo sito e afferma che "tale servizio è facoltativo e nel caso in cui il cliente ne fruisca viene addebitato una volta all’anno". Inoltre, la stessa compagnia telefonica ha affermato che dall’ 11 giugno 2018 il servizio sarà fornito solo a chi ne faccia esplicita richiesta, chiedendo inoltre all'Agcom di intervenire sui costi nascosti da altri operatori.
Altro esempio di questa politica poco chiara, il "tutto incluso". Alcuni operatori non parlano infatti dei costi aggiuntivi per chiamate da linea fissa.
La Vodafone, poi, prevede un costo di 0.40 euro per ogni chiamata per sapere il proprio credito residuo. E sempre Vodafone applica uno strano addebito: quello sull'antivirus. Rete sicura, inserito di default all'attivazione della sim, è gratis ma solo per i primi 3 rinnovi, poi costa € 1 ogni 4 settimane. E molti clienti ne sono all'oscuro. Questa la denuncia dell'associazione.
Ma non è tutto. Secondo l'Unc, la stessa Vodafone non chiarirebbe in maniera adeguata che il servizio di navigazione in modalità hotspot ha un costo ulteriore che non è quello della tariffa base. E infatti, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha diffidato Vodafone per il pagamento del servizio di connettività ad internet da rete mobile in modalità tethering.
Se il recesso dal contratto avviene prima della scadenza del termine minimo di durata, ma è giustificato dalle variazioni contrattuali proposte/imposte dal gestore, il cliente non deve nulla. Eppure, sembra che attivando Tim Special Medium con 5 euro in promozione (da 44 di listino), se si passa ad altro operatore prima di 24 mesi dall'attivazione, la penale prevista è di 39 euro. Wind prevede una penale di 16 euro per il recesso prima di 24 mesi. Tre richiede 49 euro se si disdice il vincolo di All-In Prime Special.
Mentre se avete attivato la promozione Vodafone Smart e il recesso avviene prima di aver ricaricato il conto con almeno 180 euro, vi vedrete addebitati 26 euro di penale.L'elenco stilato dell'Unione nazionale consumatori sembra essere destinato a scatenare più di una battaglia.
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