Lo scrittore Roberto Saviano ha diffuso sui social il decalogo delle dieci bufale sui migranti. Eccole smontate una per una.
«I MIGRANTI NON RICEVONO 35 EURO AL GIORNO DALLO STATO»
Ogni migrante viene mantenuto dallo Stato che garantisce alloggio e vitto (colazione, pranzo e cena, con menù che devono osservare tassativamente le «regole alimentari dettate dalle diverse scelte religiose») in una delle strutture predisposte, più il cosiddetto pocket money. Il costo giornaliero del mantenimento sono appunto i famosi 35 euro, una cifra non fissata per legge ma stabilita dai singoli bandi. Ai 35 euro si aggiungono 2,5 euro giornalieri che invece vanno direttamente ad ogni clandestino, più una scheda telefonica di 15 euro all'arrivo. Vitto, alloggio, un aiuto per le spese, ricarica del cellulare. Un trattamento che a molti italiani non dispiacerebbe.
«LE COOP NON HANNO LEGAMI CON LA MAFIA»
È lo stesso Saviano a riconoscere che è vero: «Le mafie si infiltrano anche nella gestione degli immigrati». Un business miliardario che il crimine non poteva lasciarsi sfuggire, visto poi che i barconi approdano in zone da loro controllate. Solo le più recenti operazioni: ndrangheta e business dei migranti, 68 arresti a Isola Capo Rizzuto; a Rimini la Questura scopre che 8 hotel su 15 che si erano proposte al Comune per ospitare i migranti erano legate a mafia, camorra e Sacra Corona Unita. Secondo una ricerca dell'Istituto Demoskopika gli sbarchi dal 2011 ad oggi hanno fruttato alla criminalità organizzata un giro di affari di 4 miliardi di euro.
«I MIGRANTI NON FANNO LA BELLA VITA NEGLI HOTEL DI LUSSO»
Lusso magari no, ma ex hotel anche a 3 o 4 stelle riconvertiti a strutture per accoglierli, quello sì. Per molti gestori in difficoltà l'immigrazione è diventata una soluzione per riempire l'hotel e farsi pagare dallo Stato. Quando non è l'hotel a rendersi disponibile, la Prefettura può anche disporre un'ordinanza di requisizione. Sono previsti degli indennizzi per i proprietari, tanto paga sempre lo Stato. Col sussidio pubblico il menù per gli ospiti non può essere quello di Cracco, ma dovrebbe andare più che bene a chi scappa dall'Africa. Invece capita spesso che i migranti si lamentino per la qualità del cibo o perché il wifi prende male.
«I MIGRANTI NON SONO UN COSTO TROPPO ALTO PER IL SISTEMA ITALIANO»
Vanno distinti gli immigrati regolari, che risiedono e lavorano in Italia, dai clandestini. L'emergenza migranti è un costo enorme per l'Italia. Nel 2016 il prezzo per l'Italia è stato di 3,3 miliardi di euro al netto dei contributi della Ue (appena 120 milioni), costi - ha scritto il ministro Padoan in una lettera a Bruxelles - dovuti principalmente «ai salvataggi in mare, all'identificazione, al ricovero, ai vestiti, al cibo, ai costi di personale, operativi e di ammortamento di navi e aerei». E l'ultimo Def nota con allarme: «Se l'afflusso di persone dovesse continuare a crescere la spesa potrebbe salire nel 2017 fino a 4,6 miliardi».
«I MIGRANTI NON PORTANO MALATTIE»
Sarà brutto dirlo, ma non è proprio così. L'Unhcr riscontra che «nel 2015 i casi di scabbia rilevati dai medici di confine negli sbarchi degli immigrati sono stati circa il 10%», ma definisce eccessivo l'allarme dato dai media anche perchè «la scabbia è una malattia piuttosto banale, tipica delle fasce sociali più svantaggiate, favorita da scarsa igiene e sovraffollamento, condizioni che facilmente si associano ai viaggi sui barconi». Oltre alla scabbia, si sono verificati spesso casi di tubercolosi nei centri di accoglienza (38, nel 206, solo in quelli di Milano). È la stessa Oms a spiegare che la condizione di immigrato agevola il rischio di contrarre la Tbc.
«NON SONO TROPPI NON È UN'INVASIONE»
Saviano anche qui parla degli immigrati regolari, che in Italia sono l'8,3% (ultimo censimento Istat), ma concentrati per metà in tre regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Anzi, concentrati soprattutto nelle grandi città, a Milano ad esempio gli immigrati sono il 18,9%. Ma la percezione di una invasione è data soprattutto dall'arrivo dei clandestini, non dagli stranieri regolari. Sono stati 95.215 gli immigrati sbarcati solo nel 2017, 176mila l'anno prima. Le strutture di accoglienza sono sature, tanto che il Viminale si è trovato più volte in difficoltà e ha dovuto allertare le prefetture per trovare velocemente dei posti dove metterli. Arduo sostenere che non siano troppi.
«GLI IMMIGRATI NON TOLGONO IL LAVORO AGLI ITALIANI»
Il Cer (Centro Europa Ricerche) nel suo studio «European Migration and the Job Market» scrive che «la migrazione ha un effetto negativo sull'occupazione dei nativi dei Paesi periferici», cioè dei paesi del Sud Europa, tra cui appunto l'Italia. È vero, gli immigrati fanno in maggioranza lavori di livello basso, ma sono proprio i lavori per cui hanno competenze la maggior parte dei lavoratori dei paesi del Sud Europa, meno qualificati rispetto a tedeschi, francesi, norvegesi etc. Insomma, «mentre nei Paesi ad alta scolarità gli immigrati di basso livello culturale occupano posti di lavoro che i cittadini non vogliono più fare, nel Sud entrano direttamente in competizione con i locali». Gli immigrati, poi, accettano compensi più bassi e sono quindi più vantaggiosi rispetto agli italiani con le stesse competenze. Che si ritrovano più facilmente fuori dal mercato del lavoro.
«GLI IMMIGRATI CI PAGANO LE PENSIONI»
Se gli stranieri che lavorano regolarmente e pagano gli oneri previdenziali contribuiscono ovviamente all'Inps, è anche vero che una larga parte degli immigrati lavora in nero e quindi non contribuisce affatto, pur beneficiando del welfare pubblico. Nel 2014 i lavoratori stranieri hanno «pagato» la pensione a 640mila italiani. Però, ogni anno l'Italia versa le pensioni mensili a 100mila immigrati (75mila extracomunitari e 25mila comunitari dell'Est). Non solo, oltre ai benefici previdenziali vanno calcolati anche gli oneri per il welfare. Nel 2016 la Fondazione Leone Moressa ha certificato in circa 16 miliardi il costo in spesa pubblici per i 5 milioni di immigrati in Italia (non contiamo i clandestini). Dunque il saldo è negativo.
«LA MAGGIOR PARTE DEGLI IMMIGRATI NON COMMETTE CRIMINI»
Un'elaborazione della Fondazione David Hume di Luca Ricolfi ha messo in fila i tassi di criminalità relativi tra stranieri e nativi nei Paesi Ue: «In media gli stranieri delinquono 4 volte di più, con punte di 12 in Grecia, 7 in Polonia, 6 in Italia, 5 nelle civilissime Svezia, Austria, Olanda. Per quanto riguarda l'Italia l'indice si attesta intorno al 6 che è sopra la media europea». In Italia pur essendo l'8,3% dei residenti, gli stranieri sono il 32% della popolazione carceraria.
«CON LO IUS SOLI NON AUMENTERANNO GLI SBARCHI»
La connessione è difficilmente stimabile, visto che ancora lo ius soli non è legge, ma la concessione della
cittadinanza a chiunque nasca nel nostro Paese indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori può costituire un ulteriore incentivo ad imbarcarsi per l'Italia. La penisola come grande sala parto per diventare cittadini Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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