Accade ormai ogni anno e soprattutto d'estate, lasciando famiglie distrutte da una delle peggiori tragedie che possano capitare, sgomento nell'opinione pubblica e discussioni a non finire sui social. Stavolta è successo a un bimbo di un anno e mezzo che, in una villetta familiare di Mascalucia (Catania) è stato azzannato al volto e al torace da due cani di razza Dogo Argentino e purtroppo non ce l'ha fatta.
Ogni volta che succede una tragedia di questo genere, tutti si chiedono perché e soprattutto se esiste una possibilità certa di mettere in piena sicurezza i bambini che sono, per motivi che andremo ad analizzare, i più esposti alle aggressioni letali dei cani. Se è in qualche modo comprensibile, di fronte a notizie di cronaca così spietate, la reazione scomposta di animalisti e antianimalisti, l'unico modo per tenere sotto controllo questo drammatico fenomeno è affidarsi a chi lo studia e trarne le conseguenze legislative. Lasciare larghe falle, come capita abitualmente nel nostro Paese, soprattutto per quanto concerne l'applicazione delle leggi e le sanzioni, questo sì, agevola le tragedie.
Nell'ultimo decennio i vari ministri della Salute hanno assunto posizioni completamente opposte o si sono lasciati andare alla riesumazione di ordinanze precedenti integrate da poche righe di sostanza e da due pagine di «Visto l'art..., visto il comma..., vista l'ordinanza...». Si è andati dalla «lista nera» di Girolamo Sirchia, invisa ai più fino a Francesca Martini che ne fece piazza pulita. «Anche un barboncino può mordere se spinto a farlo», affermò. Dimenticava che il morso di un barboncino e quello di un Dogo hanno conseguenze un tantino diverse. Con lei però si fanno avanti due concetti importantissimi per il controllo delle aggressioni canine.
Il primo punta sull'educazione dei padroni e sulla possibilità di corsi di addestramento dedicati a chi vuole acquistare certi cani, nonché all'obbligo del «patentino» per chi possiede quelli che, con termine fumoso, diventa il «cane problematico», ovvero quello che ha aggredito o mostrato segnali chiari di aggressione. Il secondo impone il divieto di addestramento a comportamenti aggressivi. Finisce che i cani «problematici» o quelli che hanno francamente aggredito, rimangono in gran parte non identificati o tenuti in osservazione per 10 giorni. Non abbiamo un'anagrafe canina funzionante in tutta Italia, figuriamoci un'anagrafe dei cani pericolosi. Quanto a corsi, patentini e compagnia bella rimangono un'iniziativa interessante: sulla carta. Quanto al divieto di addestrare in modo aggressivo, basta andare a vedere lo squallore delle prove di morso, obbligatorie nella disciplina del Mondioring (sotto l'egida dell'Enci, l'ente nazionale per la cinofilia).
Nel frattempo si guarda anche all'estero dove alcune nazioni prendono provvedimenti drastici. La Danimarca mette al bando numerose razze di cani, il Belgio ha una sua «lista nera» così come la Francia e la Germania, la Gran Bretagna mette al bando 4 razze (Pit Bull, Tosa Inu, Fila e Dogo), in Croazia non si entra con alcune razze, neanche per turismo. Sicuramente nessuna legislazione è perfetta e nessuno ha la verità in tasca, ma sempre meglio dei nostri corsi inesistenti e dei consigli di informarsi prima di prendere certe razze.
Tutto questo fino a quando ci scappa l'ennesimo bimbo morto. Ma perché proprio i bimbi? Perché parlano una lingua completamente diversa da quella dei cani, spesso interpretata come fastidiosa se non addirittura ostile. Soprattutto per razze che hanno ancestrali attitudini alla difesa e all'attacco (il Dogo era impiegato nella caccia al puma, la Caza Major) un bimbo, magari vestito in modo sgargiante, che strilla per gioia o pianto e si agita, può sollecitare l'istinto predatorio, tanto più se il cane è stato addestrato per difesa o attacco. La mancanza dei genitori poi è fondamentale. La quasi totalità degli incidenti mortali di questo tipo avviene in ambiente familiare.
Mai lasciare solo un secondo, il bimbo con un cane di talune razze, che hanno un morso potenzialmente fatale ed evitare del tutto il contatto dei bambini con razze addestrate a difesa e attacco.Ma qui occorrono regole severe e provvedimenti impopolari. Con corsi e patentini fantasma, sappiamo già cosa accade.
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