Dire "nave scuola" a una donna con riferimento ai suoi (numerosi) trascorsi in ambito sessuale è un insulto. Lo stabilisce una sentenza della Quinta sezione penale della Corte di Cassazione, con cui si conferma una decisione del Tribunale di Messina che condannava un cinquantenne a risarcire con 450 euro l'ex moglie apostrofata con tale epiteto.
L'uomo, infatti, era solito rivolgersi all'ex coniuge, da cui si era separato nel 2002, ricordandole di "aver avuto molti amanti" e definendola senza mezzi termini una "nave scuola".
"I termini rivolti dall’imputato alla ex moglie si rivelano chiaramente offensivisecondo l’apprezzamento della generalità dei consociati", scrive la Suprema Corte: in parole povere, cioè, l'espressione è da considerarsi ingiuriosa perché così è percepita dalla comunità in cui i
due ex coniuge si trovano a vivere.Così il cinquantenne, che pure sperava nella clemenza della Corte sostenendo di aver proferito solo espressioni di "tenue" contenuto offensivo, è stato costretto a risarcire la ex moglie.
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