La Cassazione: "I migranti si conformino ai nostri valori, anche se sono diversi dai loro"

Condannato un sikh che voleva circolare col coltello "sacro". La Cassazione: "L'attaccamento ai propri valori non porti alla violazione di quelli della società ospitante"

La Cassazione: "I migranti si conformino ai nostri valori, anche se sono diversi dai loro"

"Gli immigrati si devono conformare ai nostri valori, anche se sono diversi dai loro". Come riporta Repubblica, la Cassazione ha messo in chiaro, una volta per tutte, che gli stranieri che sono a venuti a vivere in Italia hanno l'obbligo di conformarsi ai valori della società che li sta ospitando, pur sapendo che "sono diversi" dai loro. "Non è tollerabile - spiegano i giudici della Suprema Corte - che l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante".

La sentenza della Cassazione, come riporta Repubblica, arriva con la condanna a 2mila euro di ammenda per un indiano sikh che pretendeva di andare in giro con un coltello "sacro" lungo 18,5 centimetri. Comportamento conforme, secondo l'immigrato, ai precetti della propria religione. "Gli immigrati devono conformarsi a nostri valori", hanno spiegato non ammettendo alcuna deroga alla sicurezza. Sicurezza che, per i giudici della Suprema Corte, deve essere comunque tutelata. Quindi, si legge ancora su Repubblica, che riporta ampi stralci della sentenza di condanna dell'indiano sikh, anche se "la società multietnica è una necessità", "non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali configgenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi l'unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro Paese che individua la sicurezza pubblica come un bene da tutelare e, a tal fine, pone il divieto del porto di armi e di oggetti atti ad offendere".

L'indiano era stato fermato a Goito con il kirpan portato alla cintura e si era rifiutato di consegnarlo. Condannato in tribunale, aveva chiesto l'annullamento della sentenza sostenendo che l'arma, come il turbante, fosse un simbolo della propria religione e rappresentasse "l'adempimento di un dovere religioso". Per la Cassazione, invece, "la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura d'origine, in consonanza con la previsione dell'articolo 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante".

In sostanza, la società multietnica "è una necessità, ma non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali confliggenti, a seconda delle etnie che la compongono, ostandovi l'unicità del tessuto culturale e giuridico del nostro paese che individua la sicurezza come un bene da tutelare e, a tal fine, pone il divieto del porto d'armi e di oggetti atti ad offendere".

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