La Cassazione obbliga i genitori a mantenere il figlio durante il cambio di sesso

La sentenza despositata oggi dalla Cassazione. Le motivazioni dei giudici: "Situazione di vulnerabilità e di difficoltà psicologica"

La Cassazione obbliga i genitori a mantenere il figlio durante il cambio di sesso

Non importa che l'iter per cambiare sesso sia lungo. Non importa che il periodo di adeguamento dei caratteri sessuali dal femminile al maschile sia durato ben tre anni e men che meno che, soltanto alla conclusione del "processo di adattamento", la ragazza abbia acquisito la propria indipendenza economica e non abbia più bisogno del mantenimento da parte del padre. La Cassazione ha confermato la revoca dell'assegno che la trentenne riceveva mensilmente dal genitore riconoscendo però il suo diritto al mantenimento per altri tre anni dalla fine dell'"iter di adeguamento di identità".

Con una ordinanza, che è stata depositata oggi, i giudici della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso della giovane contro la decisione dei giudici d'appello di Roma che avevano riconosciuto il diritto a "ricevere un assegno (incrementato in primo grado, ndr) di 400 euro dal padre fino all'agosto 2016". Nel periodo antecedente a quella data, infatti, i magistrati avevano ritenuto che la situazione di dipendenza economica del figlio non fosse dovuta a "inescusabile trascuratezza", ma alle "difficoltà psicologiche, esistenziali e sanitarie connesse al percorso intrapreso" per cambiare sesso. Una situazione che poi i giudici hanno definito conclusa dal momento che erano passati ben tre anni dalla fine dell'"iter di adeguamento di identità".

La Cassazione ha condiviso le conclusioni della Corte d'appello perché, come viene spiegato nell'ordinanza depositata oggi, ha riconosciuto "una situazione di vulnerabilità e di difficoltà psicologica e relazionale legata al difficile processo di adeguamento della propria identità di genere con evidenti conseguenze sull'inserimento sociale e nel mondo del lavoro e quindi nella acquisizione di una posizione di indipendenza economica".

Tuttavia, i giudici di piazza Cavour hanno concluso che, dopo tre anni, "la considerevole distanza temporale dalla conclusione di questo processo sottrae, in difetto di prove contrarie, il richiedente alla pregressa situazione di difficoltà".

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