Concordia, Schettino: "Madonna ch’aggio cumbinato"

Le conversazioni precedenti all’impatto indicano che l'inchino non solo era in programma ma anche che ci si era premurati di "avvisare" la stessa compagnia

Mesi di lavoro, ma tra poco i dati della scatola nera della Costa Concordia, naufragata all’Isola del Giglio il 13 gennaio scorso, saranno a disposizione dei magistrati a cominciare dalle registrazioni delle conversazioni nella plancia di comando della nave che ora giace rovesciata su un fianco. Saranno depositate tra pochi giorni, ma le prime anticipazioni pubblicate oggi dalla Stampa (leggi l'articolo) hanno subito innescato forti polemiche.

Le conversazioni delle fasi precedenti all’impatto con lo scoglio indicherebbero che il famoso "inchino" sotto costa non solo era in programma ma anche che ci si era premurati di "avvisare", probabilmente, la stessa compagnia di navigazione. Ipotesi che la Costa nega recisamente. Poco dopo aver salpato da Civitavecchia, secondo le registrazioni della scatola nera su cui è aperto l’incidente probatorio, il comandante Francesco Schettino già avrebbe annunciato "Amm’à fà l’inchino al Giglio". E poco dopo l’ufficiale addetto alla cartografia Simone Canessa disse al primo ufficiale Giovanni Iaccarino: "Giovà, per la pratica hai avvisato?". E l’altro rispose: "Ah, per il passaggio al Giglio...". Ma le registrazioni riguardano anche le fasi immediatamente successive alla collisione con Schettino che esclama: "Madonna ch’aggio cumbinato". Seguito dalla frase del maitre Antonello Tievoli, che era in plancia: "Mi sento in colpa".

Alcune delle registrazioni sono già note perché sono quelle delle conversazioni telefoniche già acquisite, come la telefonata delle 21.56 al manager per le emergenze di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, con Schettino che dice: "Roberto ho fatto un casino! Sono passato sotto al Giglio. Èstato il comandante Palombo... Mi ha detto: passa sotto, passa sotto". O la comunicazione successiva in cui Schettino chiede un rimorchiatore. Il comandante parla poi con la moglie Fabiola: "Fabì, ho finito la mia carriera di comandante. Abbiamo urtato su un basso fondale, la nave si è inclinata ma sto facendo una bella manovra... è tutto sotto controllo", le dice anticipando quello che sarà uno dei suoi punti di difesa, e cioè di aver evitato che il naufragio potesse avere conseguenze peggiori delle 32 vittime. La Costa, però, non ci sta e giudica "priva di qualsiasi fondamento l’ipotesi che la Compagnia fosse a conoscenza della rotta seguita dal comandante Schettino", giudicando "errato, lesivo per l’immagine dell’azienda con la potenziale conseguenza di provocare danni economici molto rilevanti", secondo quanto ricostruito nelle indiscrezioni.

Sarebbe anzi proprio la scatola nera, con i suoi dati, a rivelare, dice la compagnia, che "la rotta decisa nel pomeriggio del 13 gennaio a Civitavecchia, e nota alla Compagnia, era una rotta consueta e di totale sicurezza, 5 miglia di distanza dall’isola", mentre "successivamente il comandante Schettino ha deciso di propria iniziativa di modificarla, e questo è agli atti, ma senza informare la Compagnia".

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