Così coop e Pd facevano soldi coi campi nomadi

L'associazione 21 luglio denuncia il sistema romano di gestione dei campi nomadi: "I rom producono denaro e rendono voti"

Così coop e Pd facevano soldi coi campi nomadi

La politica romana ha speculato - e continua a speculare - sulle spalle della comunità rom. Lo rivela a ItaliaOggi rivela Carlo Stasolla, presidente della onlus "21 luglio", che da tempo parla di un sistema mafioso che sta dietro alla gestione dei campi nomadi.

Nonostante le numerose denunce di irregolarità e mala gestione, le istuzioni preferiscono fare orecchie da mercante e il motivo pare essere ovvio: i rom rendono parecchi soldi. Come diceva Salvatore Buzzi: "Il traffico di droga rende di meno. Noi quest'anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati".

Ma Stasolla non ci sta: "L'inchiesta di questi giorni sta dimostrando come la sofferenza dei rom, che a Roma vivono stipati in insediamenti indegni e in centri di raccolta illegali, sia anche figlia di un processo politico-mafioso dovuto al fatto che i rom producono denaro e rendono voti. Riteniamo sia giunto il momento di mettere fine a un processo finalizzato a incassare denaro".

I rom rappresentano la terza minoranza etnica in Italia (circa 180mila persone) e "di essi 40mila vivono nei campi a loro dedicati". I soldi pubblici si sprecano e secondo ItaliaOggi le istituzioni segregano "le comunità rom e sinti della Capitale". E "il Comune di Roma paga 600 euro mensilmente all'ente gestore".

Perché il Comune di Roma per i nomadi spende moltissimo (e male). Come rileva Stasolla "sono 35 le organizzazioni che a Roma gravitano intorno al sistema campi e oltre l'80% dei servizi viene assegnato in affidamento diretto, cioè senza gare d'appalto". Il che significa, molto spesso, corruzione dei politici in cambio di guadagni facili sulla pelle altrui.

Si punta a isolare i rom, ma non ad integrarli. È questa un'altra grave accusa mossa alla politica, soprattutto a quella capitolina. Ma è altrettanto vero che, prima di tutto, i rom dovrebbero farsi un esame di coscienza, cercando di allontanare i "gruppi borderline, dediti a furti e accattonaggio".

Del resto i dati del Ministero dell'Interno parlano chiaro: "Il fenomeno dell'accattonaggio vede coinvolti soprattutto bambini nomadi rom, di origine slava, per lo più stanziali sul nostro territorio, e in percentuale minore ma tendenzialmente crescente, perché collegati ai flussi migratori

clandestini, anche minori marocchini, rumeni e albanesi, specialmente nel Nord Italia. Spesso il minore è affidato dalla propria famiglia a organizzazioni criminali, che si occupano della sua collocazione in Italia".

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