Le mani degli immigrati sul racket dell'elemosina

Il video che incastra le gang africane: eliminano chi fa concorrenza con parole violente e lo obbligano a sloggiare

Le mani degli immigrati sul racket dell'elemosina

Milano, piazzale Cadorna. A partire dalle prime luci del giorno, un immigrato, probabilmente africano, si posiziona davanti alla sede di Intesa san Paolo con un cappellino da baseball in mano per chiedere l'elemosina. Sta lì fino al primo pomeriggio, poi sparisce. Questa mattina, però, qualcosa è cambiato.

Nella tarda mattinata, una donna, forse italiana, si è posizionata davanti alla banca, con un cartello, per chiedere l'elemosina. Una delle tante donne che si trovano camminando in giro per Milano e che chiedono soldi per vere o presunte figlie malate di cancro. In questi casi, comprendere dove arrivi la disperazione di una madre o la non creanza di un'accattona è difficile.

Fatto sta che, dopo pochi minuti che la donna aveva iniziato la sua attività di accattonaggio, è arrivato un gruppo di immigrati e l'ha costretta a spostarsi. E, ovviamente, non l'ha fatto in maniera gentile. Un immigrato, probabilmente il capo della gang, le si avvicina. Le urla in faccia che lei lì proprio non può stare, che quella è la zona dell'immigrato con il cappellino da baseball in mano. La prende per un braccio, la obbliga ad alzarsi, portando con sè il cuscino che usa per inginocchiarsi e chiedere l'elemosina. Sono momenti di tensione. Tre uomini ben piazzati contro una donna indifesa.

Fortunatamente, qualcuno ha chiamato i carabinieri. In pochi minuti sono lì.

Scendono dalle loro moto e rintracciano subito gli immigrati. Chiedono i documenti. Ci viene chiesto di allontarci e noi ubbidiamo. Scene di ordinaria prepotenza a Milano, fortunatamente placata dalle Forze dell'ordine.

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