Gli immigrati che arrivano in Europa non sono tutti profughi. Anzi. Molti di loro si inventano storie di vessazioni e sofferenze patite nel loro paesi che in realtà non hanno mai subito.
Lo ha raccontato alla Weltwoche un funzionario della segreteria di Stato della migrazione in Svizzera. Sono sopratutto gli eritrei ad inventarsi storie. Sempre le stesse, tanto che l'addetto è certo ci sia una sorta di passaparola tra immigrati che tentano di imbrogliare le autorità per ottenere il diritto di asilo.
Tutti raccontano la stessa versione della fuga: "Sono stato reclutato forzatamente dall'esercito dove mi hanno tirranneggiato e picchiato. Non ne potevo più così una notte, col favore delle tenebre, sono scappato dal campo. Fuori ho trovato un fardello di abiti civili che ho indossato al riparo di una boscaglia. All’alba mi sono incamminato verso il Sudan che ho raggiunto circa due settimane dopo. Da qui ho continuato a bordo di un camion fino alla Libia dove ho lavorato al mercato e al porto. Con i soldi guadagnati ho aquistato un passaggio su un barcone per l’Italia. Durante la traversata mi sono caduti in mare e andati immediatamente a fondo tutti i documenti".
Ma se si va a fondo si capisce che molti passaggi del racconto non tornano. Il funzionario di solito chiede all'immigrato in quale direzione si sia diretto per arrivare in Sudan, domandandogli dove avesse il sole quando camminava la mattina. La risposta, spesso, è: "Il sole mi splendeva in faccia".
"Se quello che mi ha raccontato fosse vero - dice al Weltwoche l'addeto svizzero - con il sole levante alle spalle sarebbe andato in direzione est e arrivato prima o poi sulle rive del mar Rosso. Il Sudan si trova però esattamente nella direzione opposta". Non è tutto qui.
"A domande specifiche concernenti l’organizzazione militare dei quadri - continua - i dati sui diretti superiori, la descrizione dettagliata dell’equipaggiamento e dell’arma personale, i 'soldati' non hanno risposte idonee a conferma che la maggior parte di loro non é mai stata né nei pressi di
una caserma nè di un esercito".Eppure, assicura il funzionario, in molti ottengono lo stesso il permesso di soggiorno e l'asilo politico. Anche se in molti raccontano la stessa storia, imparata a memoria.
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