Una donna nuda che calpesta le effigi con il Volto di Cristo e della Vergine. Un'immagine offensiva e blasfema, utilizzata come locandina per pubblicizzare l'Internazionale d'Arte Lgbte (La Grande Battaglia Trova Esito) di Torino.
Un'immagine finita al centro delle polemiche anche per il patrocinio del comune del capoluogo piemontese, prima concesso e poi ritirato in seguito alla valanga di critiche che ha sommerso Palazzo Civico.
L'assessore torinese alla Cultura, Maurizio Braccialarghe, ha così spiegato la decisione del Comune: "Prima di dare il patrocinio alle iniziative valutiamo la serietà dei progetti presentati - ha detto -. In questo caso, nessun elemento inviatoci poteva far pensare all'utilizzo di un'immagine che riteniamo lesiva della sensibilità di molti. Dopo aver visto la locandina - conclude Braccialarghe - oggi la Giunta, all'unanimità, ha deciso di revocare il patrocinio all'evento".
Una scelta condivisa da maggioranza e opposizione, che si sono schierate compatte nel bocciare l'iniziativa. Le critiche più dure sono però arrivate dall'opposizione, con Maurizio Marrone di FdI che ha attaccato il Comune e il sindaco Piero Fassino: "Ecco la nuova frontiera dell'arte omosessuale che il Comune ha ritenuto di voler promuovere - attacca Marrone - Le lobby gay non pensino di godere di una licenza di offendere la sensibilità altrui, soprattutto quella cristiana in un momento storico di feroci e cruente persecuzioni subite per la fede in quelle immagini sacre così oltraggiate dalla cosiddetta arte lgbt"
L'autore della foto, il torinese Mauro Pinotti, si è difeso sostenendo di non voler offendere nessuno, e di non voler "denigrare la religione, ma solo esaltare la superiorità della donna rispetto l'uomo".
Controcorrente è invece il commento del consigliere di maggioranza Silvio Viale, che parla di "bacchettonite": "Al di là di ogni legittima critica dell'autore e dell'opera, le proteste ipocrite di alcuni miei colleghi sono sintomo di "bacchettonite" acuta, che li classifica al pari dell'intolleranza degli integralisti che si schierarono contro le vignette su Maometto e l'Islam".
"In particolare, è insopportabile l'ipocrisia di chi allora difese le vignette contro gli integralismo, ci è vergognoso ogni riferimento alla donna grassa, come se fosse una colpa più pesante - spiega Viale - Si tratta di arte e di un messaggio simbolico chiaro."
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