Non c'è nulla di più triste della morte di un bambino. Ma quanto è accaduto a Messina, nella tragedia, ha un valore profondo, che mi ha davvero colpito, come immagino abbia colpito ogni italiano.
Il coraggioso gesto del piccolo Francesco Filippo, che ha perso la vita nel tentativo di salvare da un incendio il fratellino Raniero - un atto che sarebbe ammirevole in un adulto - è addirittura emozionante e commovente perché compiuto da un ragazzo di soli 13 anni.
Sono vicino al dolore e all'angoscia dei genitori e dei familiari. Da genitore, posso immaginare cosa significhi perdere dei figli, soprattutto in un'età così giovane. Non credo possa esistere nella vita umana un dolore più profondo.
A loro posso solo dire una cosa: devono essere fieri di avere avuto un figlio come Francesco, dell'educazione che gli hanno dato, dei valori che hanno saputo trasmettergli.
Questo non lenirà il dolore del papà e della mamma, ma devono sapere che Francesco non è morto invano, anche se non è riuscito a salvare il fratello: il suo sacrificio ricorda a tutti noi, in qualsiasi età della vita, che esistono valori e sentimenti profondi, irrinunciabili, assoluti, che proprio per questo vanno al di là della vita stessa. In una società che ci appare dominata dall'egoismo, dall'indifferenza, dalla disonestà, dalla sopraffazione, un gesto di un bambino ci dimostra che esiste un'altra Italia, fatta di generosità, di solidarietà, di coraggio, di spirito di sacrificio e soprattutto amore.
Il gesto di Francesco è il simbolo di quest'Italia, e non dev'essere dimenticato: mi auguro che la scuola media da lui frequentata sia dedicata al suo nome, e che la sua storia venga raccontata in tutte le scuole d'Italia.
Spesso in politica, in televisione, sui giornali si parla dei giovani come di un problema: le nuove generazioni sarebbero confuse, prive di punti di riferimento, allo sbando. La cronaca ci racconta di episodi di violenza, di bullismo, di sopraffazioni messe in atto da giovanissimi, nelle scuole, nei confronti di insegnanti o di coetanei più deboli. Esiste anche questo, senza dubbio, ed è molto grave, ma Francesco ci ha dimostrato che i ragazzi italiani sono ben altro: forse proprio da loro, da ragazzi come Francesco, dal suo grande cuore generoso, dobbiamo imparare a tornare a credere nella possibilità di un mondo migliore.
La grande lezione del Vangelo, «se non diventerete come i piccoli, non entrerete nel
Regno dei Cieli», dimostra oggi il suo straordinario valore, per tutti, credenti e non credenti: un insegnamento morale e civile che riguarda ogni essere umano.E dal Cielo, il piccolo Francesco ce lo ricorderà ogni giorno.
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