Dai partiti alle correnti dem Il Cencelli secondo Matteo per scegliere i magnifici sette

La commissione di Vigilanza ha accontentato tutti, solo la minoranza Pd è rimasta fuori La parte del leone al premier che piazza il suo spin doctor. Usigrai: "La spartizione è servita"

Dai partiti alle correnti dem Il Cencelli secondo Matteo per scegliere i magnifici sette

E letti i sette consiglieri dalla Commissione di Vigilanza Rai, oggi il ministero dell'Economia indicherà i suoi due e si sceglierà il presidente.

Nelle ultime ore si cerca l'accordo tra maggioranza e centrodestra su un personaggio di mediazione, anche per controbilanciare un direttore generale espressione del governo, che sarebbe Antonio Campo Dall'Orto. Accordo favorito dalle divisioni sempre più evidenti nel Pd e frutto di un patto blindato Renzi-Berlusconi su una candidata donna. Poteva essere Barbara Palombelli, gradita al leader di Fi, ma la moglie di Francesco Rutelli ha detto no. E a questo punto la scelta di Renzi potrebbe cadere su lady Confindustria, Antonella Mansi.

Ieri tutti sono rimasti soddisfatti dall'elezione dei consiglieri, tranne la minoranza Dem. I posti sono stati spartiti secondo un nuovo manuale Cencelli tra le varie anime del Pd - Guelfo Guelfi (6 voti), Rita Borioni (5), Franco Siddi (5) - e della maggioranza- Paolo Messa di Ap ( 4 voti)-; tra il centrodestra, che ha ottenuto due poltrone - Arturo Diaconale (5 voti) e Giarcarlo Mazzucca(4) - e il M5S, che con Sel ha scelto Carlo Freccero (6 voti). I bersaniani sono rimasti fuori, dopo aver cercato ancora una volta lo scontro con il premier, puntando sull'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. Quello che ha definito Renzi «caudillo», «maleducato di talento», soprattutto, «in odore di massoneria». Hanno provato, senza successo, a portare dalla loro parte i vendoliani, alla fine lo ha votato da soli in dissenso dal gruppo e sono usciti sconfitti dalla partita.

Ma il nuovo Cda ora fa a pugni con lo slogan del premier contro la partitocrazia e per la nuova Rai. «La spartizione è servita», ironizza il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini Usigrai. Di «metodo sbagliato» parla Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi. «Altro che partiti fuori dalla Rai: Renzi e Orfini hanno organizzato un'invasione di correnti e sottocorrenti», attacca Alfredo D'Attorre, minoranza dem. Il presidente grillino della commissione di Vigilanza Roberto Fico dà dell' «emerito buffone» a Renzi: «Dice che vuole liberare la tv pubblica dai partiti e poi fa eleggere in Cda tutte persone del suo partito, appendici del Pd. Sono spin doctor , assistenti parlamentari e amici di famiglia». Parla del renziano doc Guelfi, pubblicitario fiorentino e artefice delle campagne di comunicazione del sindaco d'Italia, oltre che direttore del teatro Puccini di Firenze; della storica dell'arte Borioni, molto legata a Matteo Orfini e ai «giovani turchi», già conduttrice della dalemiana RedTv e di Siddi, per 7 anni presidente della Fnsi, che come rappresentante del centro cattocomunista avrebbe avuto un alto sponsor al Quirinale.

In questo clima Freccero, ex direttore di Rai2, di la Cinq e di Rai4, si preoccupa di sottolineare che lui è «senza padroni». Grillo gli dà una mano facendo sapere che non ha alcun legame con il suo movimento, ma solo una consonanza d'idee. A cominciare dal motto: «Fuori i partiti da viale Mazzini».

Sul successore di Anna Maria Tarantola, da lunedì sera tra il quartier generale di Berlusconi e l' entourage di Renzi si tratta per scegliere una figura gradita ad entrambi. Il M5S si mette per traverso, ma il leader di Fi ha già incassato la nomina di Diaconale, editorialista del Giornale , dov'è stato redattore ai tempi di Montanelli e direttore de L'Opinione e di Mazzucca, direttore del Giorno , già del Resto de Carlino e deputato Pdl nel 2008. La rosa dei nomi graditi a Berlusconi va da Piero Ostellino ad Antonio Catricalà (che però ha declinato l'invito, memore della bocciatura per la Consulta), dalla Palombelli a Marcello Sorgi.

Quanto al premier, fino a ieri cercava di convincere Paolo Mieli, ma non vuole saperne e ora l'intesa con Berlusconi sarebbe su una donna. Si sa che Renzi pensa da tempo alla Mansi, ex presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

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