"Devo entrare in acque italiane", così la Sea watch ha forzato il blocco

Il messaggio della "capitana" alla Capitaneria di Lampedusa: "Virerò la barca". E la mancata autorizzazione non la ferma

"Devo entrare in acque italiane", così la Sea watch ha forzato il blocco

"Buonasera, la informo che devo entrare nelle acque territoriali italiane". Con queste parole Carola Rackete, la "capitana" al comando della Sea Watch 3 ha annunciato che avrebbe forzato il blocco dopo 14 giorni al largo delle coste di Lampedusa.

La conversazione tra l'imbarcazione olandese della ong tedesca e la Capitaneria di porto di Lampedusa è stata riportata da SkyTg24. "Se il vostro stato di necessità è... non posso più garantire lo stato delle persone", dice la 31enne, "Devo far sbarcare le 42 persone che ho a bordo. Virerò la barca, entrerò nelle acque territoriali".

La capitaneria chiede di passare su un altro canale, ma poi dice - con tono perentorio -: "Non siete autorizzati a entrare nelle acque territoriali italiane". Ma la "capitana" non sente ragioni: "Il tempo di arrivo stimato per l'altro porto è di 2 ore", sentenzia.

A quel punto, pochi minuti prima delle 14, la Sea Watch 3 entra in acque italiane: "Basta, entriamo", scriveva l'ong tedesca sul suo account Twitter, "Non per provocazione ma per necessità, per responsabilità". Poi l'accusa: "La colpa: essere stati soccorsi da una Ong. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall'Europa. Intanto sono più di 200 le persone sbarcate nei giorni scorsi a Lampedusa. BASTA, siamo entrati. Ora FateliScendere".

Una motovedetta della Guardia di Finanza e una della Guardia costiera hanno raggiunto

immediatamente la nave per intimare - di nuovo - l'alt alla "capitana". Ordine prontamente non rispettato dalla comandante dell'imbarcazione che si dirige senza fermarsi verso il porto di Lampedusa, dove dovrebbe arrivare per le 20.

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