Don De Marchi sul Sinodo dei giovani: "L'intera Europa è in crisi"

Il Sinodo sui giovani è chiamato a risolvere alcuni problemi strutturali, ma non è solo il cattolicesimo a pagare una "crisi di fede". Don De Marchi, vicario della Prelatura dell'Opus Dei per il centro sud, spiega come siano tutte le religioni a dover fare i conti con l'agnosticismo imperante. Persino le persone di fede musulmane, quando non sono radicalizzate, tenderebbero all'agnosticismo

Don De Marchi sul Sinodo dei giovani: "L'intera Europa è in crisi"

Il Sinodo sui giovani è in corso. La Chiesa cattolica deve trovare soluzioni concrete a un problema che pare strutturale: la crisi delle vocazioni. Don Carlo De Marchi è il vicario della Prelatura dell'Opus Dei per il centro sud. Abbiamo discusso con lui dello stato dei lavori sinodali, delle possibili "svolte" derivanti dal dibattito dottrinale e dell'evoluzione di cui potrebbe essere protagonista il cattolicesimo da qui ai prossimi anni.

Gentilissimo don De Marchi, il Sinodo dei vescovi sui giovani sta cercando di dare una risposta alla cosiddetta "crisi vocazionale". La Chiesa è ancora in grado di "attrarre" giovani?

"Chi attrae è Gesù Cristo. La mia esperienza di ascolto e di dialogo con centinaia di persone mi dice che oggi Gesù Cristo continua a essere attraente, per i giovani e per i meno giovani. Qui è essenziale cambiare prospettiva: ogni vita è una vocazione, non solo quella dei sacerdoti e dei consacrati. Vedo una grande continuità tra il Sinodo sulla famiglia e quello sui giovani e il discernimento vocazionale: se ricominciamo a vedere il matrimonio, la famiglia e l’educazione come vocazione, penso che cresceranno anche le vocazioni al sacerdozio, al celibato apostolico, alla vita consacrata".

C'è un gran dibattito attorno alla presenza della sigla "Lgbt" all'interno dell'Instrumentum Laboris. Lei cosa ne pensa?

"Non mi pare un grande problema: l’Instrumentum laboris non è un testo dottrinale o di teologia, ma il frutto di un dialogo che ha coinvolto tantissimi giovani e persone di ogni tipo. Mi pare naturale parlare di tutto quello che è stato proposto da loro. D’altra parte leggevo che nei vari interventi e nei circoli minori del Sinodo non si sta parlando granché di questo tema".

Si dice pure che le statistiche continuino a registrare numeri favorevoli per quel che riguarda l'Africa e il Sud America. Niente di positivo, invece, riguarderebbe l'Europa. Il cattolicesimo è in crisi nel Vecchio Continente?

"In modo provocatorio potrei dire che il cattolicesimo è il cristianesimo che se la passa meglio in Europa. Nel Regno Unito o in Germania ha superato le varie confessioni protestanti (perché per loro l'abbandono è di molto superiore). Ma è l’Europa intera che è in crisi, guardandola si ricava “un'impressione generale di stanchezza, d'invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace”, come disse Papa Francesco al Parlamento Europeo qualche anno fa. Tutte le religioni sono in crisi in Europa, anche le seconde e terze generazioni di musulmani tendono a un certo agnosticismo (lì dove non si sono radicalizzati ma si sono integrati nel tessuto della società)".

Il Sinodo interessa pure la questione relativa alla gestione dei fenomeni migratori. Molti di coloro che tentano di raggiungere le nostre coste, del resto, appartengono alle giovani generazioni. Ma su questo tema i cattolici sembrano divisi....

"Mi torna in mente l’invito di san Giovanni Paolo II nel 1978: “aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo”. Spalancare le porte a Cristo vuol dire anche vivere l’accoglienza del forestiero, del povero, di chi fugge dall’abbandono e dalla violenza. Le modalità concrete con le quali si deve manifestare questa accoglienza dipendono da un discorso politico dove non c'è un unico modo “cattolico” di agire. Papa Francesco ricorda che i governi devono praticare la virtù della prudenza, per “accogliere, promuovere, proteggere e integrare” e cita Giovanni XXIII, Paolo VI… Vedo una grande continuità su questo tema".

Quali altri grandi temi dovrebbero essere al centro del Sinodo?

"C'è tutto il tema del discernimento e di come stare vicino ai giovani nella pastorale, come rendere più accessibile a loro i preti, i vescovi...Penso che il Sinodo della famiglia e anche quello attuale stiano aiutando noi preti a capire che dobbiamo dare priorità al tempo dedicato all’ascolto e all’accompagnamento della persone, a tu per tu. Papa Francesco parla sempre di iniziare percorsi: per un percorso non bastano due incontri, ci vuole una continuità, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Sono tante centinaia di ore da passare in confessionale, in ascolto, in dialogo personale con i fedeli. È in questo dialogo che emerge la bellezza dell’amicizia personale con Gesù Cristo. Un’amicizia che apre agli altri e rende bella la vita quotidiana".

La prossima riunione sinodale sarà sull'Amazzonia. Per quel territorio potrebbero essere introdotti i cosiddetti "viri probati". Lei cosa ne pensa?

"Prima di diventare sacerdote ho lavorato 10 anni in una ONG di cooperazione allo sviluppo, viaggiando molto in tanti Paesi poveri: so che è difficile valutare da lontano situazioni complesse. Per questo non saprei cosa dire dell’Amazzonia, che non conosco. In generale, penso che tante soluzioni pastorali possono aiutare, ma resta insostituibile la funzione del sacerdote per la cura pastorale, l’amministrazione dei sacramenti e l’accompagnamento delle comunità".

Esiste la possibilità che sempre più laici prendano parte alla gestione delle parrocchie?

"Un amico parroco romano mi diceva l’altra sera: “Il mio obiettivo è quello di fare solo il prete: tutte le cose organizzative le delego a laici competenti e affidabili”. Ecco, ci vogliono laici competenti per fare i bilanci, gestire le manutenzioni, pagare le bollette, occuparsi della sicurezza in parrocchia, organizzare i giochi dei ragazzi, cucinare alle feste, gestire una casa famiglia. 50 anni dopo il Concilio sarebbe ora di dire con chiarezza che i laici sono responsabili della Chiesa (e quindi anche della parrocchia!) tanto quanto i preti. Ovviamente sono responsabili anche dell’evangelizzazione, della catechesi, delle iniziative pastorali. E il sacerdote fa il pastore, al servizio di tutti".

Pare che alcuni ragazzi, nei lavori precedenti al Sinodo, abbiano richiesto la presenza del documento della cosiddetta Messa in rito tridentino. Ma non pare argomento d'attualità. E' così inutile?

"Parlare di liturgia è sempre prioritario ed essenziale, perché la liturgia è il luogo in cui lasciamo che Dio entri nella nostra vita e nel nostro tempo. È un’esperienza comune che la cura della liturgia attrae i giovani.

Mi pare che il tema sia stato approfondito in modo insuperabile da Papa Benedetto: se la liturgia crea tensione e divisione, il problema è che manca una visione della Chiesa come comunione ecclesiale che si estende nel tempo e nello spazio".

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